RELAZIONE SULLA PRIMA E SECONDA CAMPAGNA DI SCAVO ARCHEOLOGICO PRESSO LA TOMBA DI GIGANTI DI ISCRALLOTZE

Dal 1 luglio 2009  è in corso, e si concluderà il 30 settembre prossimo, la seconda campagna di scavo archeologico presso la tomba di giganti di Iscrallotze, Aidomaggiore.

La prima campagna che ha avuto luogo nei mesi di luglio e settembre 2008 è stata condotta nell’ambito delle attività pratiche e di tirocinio degli studenti universitari dei corsi universitari di Archeologia e Beni Culturali dell’Università di  Sassari.

I lavori diretti dalla prof.ssa Anna Depalmas docente presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Sassari, congiuntamente al dott. Alessandro Usai funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Sardegna, sono stati condotti sul campo insieme alla dott.ssa Silvia Vidili, e hanno visto la partecipazione -non contemporanea ma organizzata in turni di scavo- di circa venti studenti dell’Università di Sassari, frequentanti i corsi di Laurea triennale e magistrale di Scienze dei Beni Culturali e del curriculum in Archeologia Subacquea attivato nella sede gemmata di Oristano.

La seconda campagna di scavi (luglio - settembre 2009)  ha visto l’attivazione da parte dell’Amministrazione di Aidomaggiore di un cantiere comunale per il quale sono stati assunti quattro operai e un’archeologa, la dott.ssa Silvia Vidili che, nel mese di settembre, ha suddiviso il lavoro con la dott.ssa Giovanna Fundoni.

Insieme ai lavori di scavo si è proceduto alle operazioni di registrazione, catalogazione, lavaggio e siglatura dei materiali archeologici ritrovati  e custoditi presso gli idonei locali messi a disposizione dal Comune.

Alle operazioni di scavo e alle attività di laboratorio hanno partecipato studenti del corso di Laurea magistrale in Scienze dei Beni Culturali dell’Università di Sassari, volontari dell’Università di Sassari, laureati in Archeologia della terza Università  di Roma, una dottoranda presso l'Università  di Parigi X Nanterre e due archeologi preistorici, ricercatori presso il Museu Arqueológico de São Miguel de Odrinhas in Portogallo. Gli studenti, i volontari e gli studiosi partecipanti allo scavo hanno soggiornato nel paese di Aidomaggiore presso un alloggio messo loro a disposizione dall’Amministrazione Comunale,  potendo così avere l’opportunità di entrare a contatto e di conoscere un territorio di grande interesse per il numero e la varietà tipologica del suo patrimonio archeologico. 

 

Il monumento

La scelta di indirizzare l’azione di valorizzazione su questo monumento è stata dettata da diversi fattori, quali il discreto stato di conservazione, la facile accessibilità e l’interesse scientifico determinato dalla presenza di alcuni particolari elementi architettonici che caratterizzano il monumento. 

Il monumento è situato sull’orlo del pianoro ad una manciata di metri dalla strada provinciale n. 66 che collega i paesi di Sedilo e Borore, ed è raggiungibile da tale strada, percorrendo un tratto di circa due chilometri dal bivio che conduce al paese di Aidomaggiore, verso la direzione Sedilo,.

Nei sopralluoghi precedenti l’inizio dei lavori si poté osservare a fatica lo sviluppo del corridoio funerario e alcuni frammenti della stele immersi in una fitta vegetazione mentre apparvero con evidenza le tracce di scavi clandestini effettuati nella parte iniziale del corridoio.

Secondo alcune notizie orali, il monumento si presentava intatto fino agli anni settanta, in seguito avrebbe subito gravi danni, soprattutto alla copertura e alla stele posta al centro dell’esedra, causati, probabilmente, dall’esplosione di mine impiegate per la costruzione della strada Sedilo – Borore che passa ad una decina di metri dal monumento.

La tomba, orientata a SE, è ubicata, in posizione dominante, sul margine del pianoro, ad un’altitudine di m 314 s.l.m. con un orientamento indirizzato verso la vallata, attualmente occupata dal Lago Omodeo.

Il monumento è realizzato in tecnica a filari di grandi massi non sbozzati e, in origine, presentava al centro dello spazio semicircolare frontale (esedra) una grande“stele centinata”, realizzata mediante due lastre sovrapposte, la superiore con lunetta e l’inferiore con portello d’ingresso.

Già nella fase di documentazione preliminare all’inizio dei lavori (e coincidente con l’elaborazione del lavoro di tesi di laurea: Silvia Vidili, Proposte per la conservazione integrata e la valorizzazione del patrimonio monumentale del comune di Aidomaggiore (OR), Università di Sassari A.A. 2003-04), si notò che la lunghezza dall’abside alla corda dell’esedra era di circa 26,55 metri, dimensione che supera abbondantemente la lunghezza media delle tombe di giganti (m 15,55) e che permette di inserire il monumento tra quelli con le dimensioni maggiori (Su Monte ’e S’Ape, Olbia, m 28,30; Li Loghi, m 27,10; San Cosimo, Gonnosfanadiga, m 26,30; Goronna, Paulilatino, m 24,60).

L’esedra (freccia m 9,30, corda m 15,35 circa) è definita dai bracci laterali dell’emiciclo di cui residuano, in modo a tratti discontinuo, i grandi massi del filare di base: sei nella parte destra, dodici nell’ala sinistra.

La camera sepolcrale, lunga  m 7,30, appariva in parte ostruita dal terriccio e dai detriti dovuti al crollo della parte sommitale della copertura; quest’ultima si presenta ancora intatta nella parte finale della camera coperta da tre lastroni, il primo dei quali frantumato in tre parti.

La camera è a sezione ogivale e presenta, nella parete destra all’inizio della camera una nicchia ricavata entro una lastra di grandi dimensioni.

Lo spessore murario del monumento risulta particolarmente sviluppato (m 8,40) fra la lastra terminale del corridoio e la parete esterna absidata, mentre è di circa m 6,00 nella fiancata Nord-Est. La struttura muraria della camera appare costituita da almeno quattro paramenti (esterno, interno e due intermedi) le cui intercapedini sono riempite da pietrame e terriccio.

Della stele centinata bilitica rimangono sei frammenti dello spartito inferiore e tre della lunetta superiore, in cui si nota la presenza di tre cavità realizzate nella parte sommitale, funzionali ad accogliere tre piccoli elementi litici di forma conica (betilini), uno dei quali rinvenuto nel corso dello scavo del 2009. Accostando i tre frammenti della lunetta superiore si ottiene una larghezza di m 1,90 e un’altezza residua di m 2,30.

Per quanto riguarda lo spartito inferiore, invece, non è possibile stabilire con esattezza la larghezza essendo andata persa tutta la parte centrale, ma si ha la dimensione dell’altezza che è di m 2,00 circa.

 

La campagna 2008

La prima fase dei lavori (4-14 luglio 2008) è stata dedicata alla pulizia approfondita del monumento con il decespugliamento, il taglio di alcune radici superficiali ed il diserbo. Contemporaneamente si è proceduto alla quadrettatura dell’area, per unità di 1 x 1 metri, distinte attraverso il posizionamento di picchetti, chiodi e punti colorati apposti con la vernice in corrispondenza delle pietre della struttura o dei massi rocciosi affioranti dal terreno. 

Lo scavo archeologico è iniziato con l’asportazione del terreno superficiale di natura umifera, presente su tutta l’area. In particolare i lavori del mese di luglio si sono concentrati in corrispondenza del lato orientale esterno della camera (lato SO). La fiancata Sud-Ovest non era infatti leggibile poiché coperta da uno spesso strato di terra che si presenta al medesimo livello altimetrico della sommità della copertura

In questa zona  l’asportazione del deposito, corrispondente oltre che al terreno superficiale ad accumuli non coerenti di pietre, ha permesso  di portare in luce le pietre pertinenti alla struttura muraria.

La camera sepolcrale si presentava in parte ostruita da terriccio e detriti dovuti al crollo della parte sommitale della copertura.

Al suo interno, dopo il diserbo e la rimozione di un accumulo di pietre antistante l’ingresso furono messi in evidenza diversi strati di terra, all’interno di uno dei quali vennero ritrovati un frammento di spada votiva di bronzo e alcuni piccoli vaghi di collana di vetro blu.

Al di sotto di un ulteriore livello terroso che inglobava alcune lastre provenienti dal crollo della copertura, venne messo in luce un piano di battuto di consistenza molto dura che integrava il banco di roccia naturale che, in alcuni tratti, appariva regolarizzato dall’intervento dell’uomo allo scopo di ottenere un livello pavimentale.

Nell’esedra, prima dello scavo, erano visibili alcuni massi di basalto, in parte coperti dall’accumulo di terra.

L’asportazione del terreno superficiale ha consentito di mettere in evidenza la presenza sul lato corrispondente al braccio destro dell’emiciclo, di alcune pietre disposte di piatto alla base dei massi dell’esedra, presumibilmente pertinenti ad una sorta di basso bancone disposto lungo il perimetro o di parte di esso.

Lo scavo dello spazio centrale dell’esedra ha consentito di mettere in evidenza l’estensione del banco di roccia naturale che, appare come un piano piuttosto regolare ma discontinuo interrotto da profonde fessurazioni.

Nel corso dello scavo dello spazio delimitato dall’esedra e, in particolare, presso il lato orientale corrispondente al braccio destro, sono venuti in luce numerosi materiali ceramici e varie schegge di ossidiana. I frammenti ceramici sono pertinenti a forme poco articolate, soprattutto bassi tegami, ansati e non, scodelle e ciotole carenate riconducibili alla fase culturale “Sa Turricola” caratteristica delle fasi iniziali del Bronzo Medio (1700-1600 A.C.).

La campagna 2009

I lavori –attualmente in corso- sono stati finalizzati all’ultimazione delle fasi operative avviate nel corso della campagna precedente.

Si è quindi proceduto all’estensione della quadrettatura di tutta l’area entro cui si sviluppa la struttura, con il posizionamento di chiodi, picchetti e punti di riferimento sino alla composizione di un vasto reticolo composto da quadrati di un metro per lato.

In particolare, dopo il rilievo fotografico e grafico nonché la quotatura strumentale, è stata effettuata la pulizia e la rimozione del pietrame superficiale della zona absidale della tomba. Tali operazioni hanno permesso di evidenziare la presenza di una sorta di basamento monumentale che interessa il lato orientale più esterno della camera e, un breve tratto dell’abside, sul quale è stato eretto il paramento della camera.

La pulizia della struttura muraria di questa parte del monumento ha permesso, infatti, di meglio evidenziare il dispositivo costruttivo adottato per l’edificazione della tomba, con paramenti paralleli che, attualmente, a causa dei parziali crolli, si presentano  con un aspetto a gradoni.

Il completamento dello scavo nella zona antistante il fronte della tomba (esedra) ha permesso di verificare l’estensione del banco roccioso naturale sul quale l’edificio risulta direttamente impostato. Oggi il naturale degrado del basalto –che in corrispondenza del banco risulta particolarmente bolloso e fragile - conferisce al piano di base un aspetto molto irregolare con fessurazioni e dislivelli e solo in alcuni tratti appare evidente l’intervento dell’uomo che in antico vi ha operato tagli artificiali e livellamenti.

La zona a ridosso del braccio orientale dell’esedra, ai piedi del basso bancone evidenziato nel corso della precedente campagna, ha restituito il maggiore quantitativo di materiale ceramico, e ha fatto ipotizzare che nei tempi d’uso della tomba, questa parte dell’esedra fosse quella riservata alla deposizione dei vasi e quindi delle offerte donate nell’ambito dei riti in onore dei defunti.

L’analisi preliminare di tali manufatti ha confermato l‘attribuzione cronologica ad una fase iniziale del Bronzo medio, corrispondente alla facies archeologica detta di “Sa Turricola”, confermata oltre che dal gran numero di tegami, anche dal ritrovamento di anse ad appendici cornute e prese forate.

Tale attribuzione culturale riveste un particolare interesse perché per la prima volta essa può essere associata ad un tipo di tomba di giganti che presenta uno sviluppo evolutivo rispetto alle tombe a struttura ortostatico-dolmenico e stele centinata note nell’ambito di questa facies culturale.

La tomba di giganti di Iscrallotze fu, infatti, realizzata in una tecnica mista ad ortostati e filari, con copertura interna della camera a filari aggettanti e stele centinata con incavi, tutti indizi di una certa evoluzione tecnica-costruttiva rispetto ai più antichi edifici funerari nuragici.

 

Oltre al completamento dello scavo per l’anno in corso è previsto il rilievo grafico della tomba III di Sa Tanca ‘e S’Ozzastru che, insieme ad altri due edifici analoghi  (Tombe I e II)  si trova a circa 150 m dalla strada provinciale Sedi­lo –Borore, a breve distanza dal monumento di Iscrallotze.

La tomba di giganti III, analogamente alle altre due, si presenta  in pessimo stato di conservazione; mostra l’esedra orientata a sud est e parzialmente distrutta e il vano funerario quasi sommerso dalle macerie.

Il corpo centrale, lungo m 9,50 e largo m 5,20, si restringe verso la parete posteriore che si chiude con l’abside. Il paramento esterno è costituito da filari di pietre di medio spessore, ben sbozzate nella faccia a vista, disposti lievemente in ritiro.

Il vano funerario, di pianta rettangolare, è delimitato da una rozza muratura a secco, con ortostati alla base sui quali poggiano due fi­lari residui di pietre appena sbozzate.

Al centro doveva spiccare l'alta stele bilitica, lavorata con accura­tezza e decorata da una piatta cornice marginale; lo spartito inferio­re di essa, ancora in situ, presenta inferiormente il portello fu­nerario e, superiormente la larga risega sulla quale si incastrava la parte centinata, alta m 2, 40.

I due monoliti della stele, sovrapposti, raggiungono l'altezza di m 3, 20.

Dell'esedra si conservano tre lastroni di base dell'ala sinistra e la prima pietra del secondo filare, il lato opposto è ricoperto di ro­vine.

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