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             Sa
            Cointrotza è un ballo caratteristico ed esclusivo di Aidomaggiore,
            si suona e si balla esclusivamente durante i festeggiamenti del  Carnevale, diventando la “colonna sonora” e quasi un
            sinonimo di questa manifestazione. Per l’esecuzione e per la resa
            dell’effetto scenico, è necessario un discreto numero di
            ballerini e ballerine(anche 200), in quanto consiste in una lunga ed
            intricata serpentina, guidata dal primo ballerino e conclusa dal
            ballerino di coda. Il primo ballerino decide tutti i giri, le curve
            e le spirali, in movimenti “serpeggianti”, i ballerini che
            seguono devono rispettare esattamente i punti in cui il primo compie
            le deviazioni, dalla “testa” fino alla “coda”. Per la buona
            riuscita del ballo conta molto l’abilità del primo e
            dell’ultimo ballerino.  
            Il termine “Cointrotza” deriva dall’unione delle parole “Coa
            Introtza” che significa Coda Intrecciata. Ancora oggi, ad
            Aidomaggiore, quando una persona tenta di fare dei raggiri o degli
            imbrogli gli si dice “non mi fetzas cointrotzas” (non farmi
            delle cointrotzas). La prima parte del ballo ha un ritmo lento, una
            sorta di introduzione che serve per richiamare i ballerini e fare in
            modo che si dispongano per il ballo, formando un cerchio tenuti per
            mano, con le stesse tenute all’altezza del gomito e le braccia
            adiacenti al corpo, cadenzando il ritmo dell’introduzione con
            passetti alternati tra piede destro e sinistro, molleggiando sulle
            ginocchia per enfatizzare la cadenza con tutto il corpo. La
            direzione dello spostamento è sempre verso sinistra. Durante questa
            prima parte si effettuano delle serpentine – “furriaduras” –
            che proseguono poi più  accentuate
            quando inizia la cadenza vera e propria del ballo, con ritmi più
            accelerati e marcati in modo deciso da “su tumbarinu” (tamburo
            tradizionale). La cadenza del passo viene in questa fase enfatizzata
            anche dal sollevamento alternato delle braccia. 
            Viene suonata con Organetto Diatonico, “Tumbarinu” e Triangolo.
            Questi ultimi due strumenti vengono costruiti da artigiani locali:
            il triangolo è in acciaio e si suona con un batacchio dello stesso
            materiale; su Tumbarinu, che è lo strumento più caratteristico, è
            costituito da una cassa cilindrica, anticamente in sughero rivoltato
            e attualmente in latta, alla quale vengono applicate due membrane in
            pelle cruda di cane, cucite su due cerchi in legno, tra i quali sono
            applicati dei tiranti in spago di canapa intrecciato, che vengono
            tesi da dei registri in pelle cucita ad anello. La membrana
            anteriore viene percossa da due batacchi in legno di melograno (per
            la leggerezza), mentre quella posteriore ha la funzione di
            risuonatore, la cui frequenza caratteristica è ottenuta mediante
            una treccia sottile di crine di cavallo (sa ena), tesa lungo il
            diametro e regolata da una vite in legno fissata alla cassa. Il
            tamburo viene sostenuto dal polso del braccio sinistro, mediante una
            sorta di maniglia in pelle regolabile. Sia il tamburo che il
            triangolo hanno delle proporzioni ben precise per generare
            “quel” determinato suono.
            
            
            
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