Storia
  
Il toponimo Aidomaggiore significa "guado 
maggiore", un passaggio attraverso il Tirso, fiume considerato in epoca romana 
un fossato naturale tra le tribù della montagna e quelle della pianura. Numerose 
testimonianze archeologiche documentano l'insediamento umano fin dai tempi più 
antichi. Nel territorio si ha la più alta densità di tombe di giganti 
dell'Isola. Sono presenti inoltre numerose domus de janas e nuraghi. 
"Aidu" è citato in alcuni documenti risalenti al Medioevo; è menzionato 
ad esempio nel trattato di pace tra gli aragonesi e Eleonora d'Arborea, del cui 
Giudicato seguiva le sorti. Nel 1637 un reparto del piccolo villaggio partecipò 
alla difesa di Oristano dai francesi. Nel territorio si trovano inoltre, tre 
santuari risalenti al Medioevo e citati insieme ai rispettivi villaggi nel 
Condaghe di Santa Maria di Bonacattu: Santa Barbara nell'antico villaggio di 
Ruinas, Santa Greca nel villaggio di Liqueri e Santa Maria 'e Orraku appartenuta 
ai Camaldolesi. 
Tradizioni 
"Su 
Maimone" 
Un'antica tradizione del paese, probabilmente risalente al 
periodo pre cristiano, era quella di "Su Maimone". Secondo l'usanza, nelle 
annate siccitose i ragazzi aiutati dagli adulti costruivano una specie di 
barella costituita da due canne incrociate dove al centro veniva sistemata una 
corona di pianta di pervinca che i sardi chiamano "Proinca", termine che si 
avvicina al verbo "Proere", da cui deriva l'interpretazione "pianta che fa 
piovere". Questo simulacro, rappresentava "Maimone", la divinità della pioggia, 
portato in processione per tutte le vie del paese. I ragazzi durante la 
processione cantavano: "Maimone Maimone Abba cheret su laore, Abba cheret su 
siccau, Maimone laudau". La gente accorreva davanti agli usci delle case e con 
dei catini gettava l'acqua sul Maimone. 
"S'Iscala de Sant'Jorzi - Sos 
fumentu" 
Nel territorio di Aidomaggiore in una stradina di campagna a 
breve distanza dal bivio di "Brubare Oes", si trova il rudere di un altarino 
eretto in tempi remoti. L'altare veniva utilizzato dalla "guaritrice", 
generalmente una donna anziana, per il culto de "sos fumentu", con il quale, 
cercava di guarire le persone che a lei si rivolgevano. Il rito antico era 
considerato un efficace rimedio contro qualsiasi disturbo o malattia, reale o 
immaginaria: esaurimento nervoso, malocchio, ecc.. Gli abitanti dedicarono il 
piccolo monumento a San Giorgio, martire a Nicodemia.