“ Che lavoro svolgeva il vostro bisnonno? ” 

Era il 1899 quando nacque il mio bisnonno e morì così presto di tifo che non si fece in tempo neppure a fargli una foto perciò io non ho mai visto il mio bisnonno Salvatore.
Ieri sono andato a trovare mia nonna Teresa che ha 70 anni ed è la seconda figlia del mio bisnonno.
Mi ha raccontato tutto quello che faceva il mio bisnonno, cosa mangiava e come si vestiva, che carattere aveva e come si comportava. Io ascoltavo attentamente e mi sentivo molto emozionato perché mi piaceva quello che faceva il mio bisnonno e che volesse conoscere i suoi nipoti, invece se ne è andato troppo presto.
Mio nonno per lavorare tutti i giorni indossava una camicia bianca, di quelle all’antica, senza colletto e senza bottoni; sopra la camicia un gilet di stoffa nera, poi i calzoni lunghi di fustagno.
Indossava le scarpe fatte da lui perché il mio bisnonno di mestiere faceva il calzolaio, cioè “ costruiva ’’ oppure aggiustava scarpe da campagna “ cosinzos ” e “ cambales ” realizzati con il cuoio e la pelle dei buoi.
Realizzava anche scarpe per tutti, per donne e bambini, da calzare in occasione delle feste principali del paese, che erano, e sono ancora, Sant’Antonio e Santa Maria delle Palme che è anche il patrono del paese.
Per fare il suo lavoro il mio bisnonno si svegliava ogni mattina intorno alle 5. Faceva colazione con pane e formaggio oppure pane e salame, entrambi fatti in casa.
Iniziava il suo lavoro alle 6 del mattino e andava avanti fino all’ora di pranzo momento in cui faceva una piccola pausa per mangiare di nuovo un po’ di pane e formaggio, un po’ di noci e arance, poi continuava a lavorare fino alle 7 di sera.
Per aggiustare e fabbricare le scarpe usava questi strumenti:
-        “ su tirapè ”
-        il trepiedi
-        la raspa
-        “ sa sula ”
-        l’ago
-        lo spago
Il tirapiedi aveva la forma di una forcella ed era in legno, serviva per tirare gli stivali e le scarpe che si infilavano dentro.
Il trepiedi, invece, era di ferro e veniva usato per battere il cuoio o la pelle, per ammorbidirli, e per fissare i chiodi nella suola della scarpa.
Con la raspa lisciava la pelle e infine con “ sa sula ”, l’ago e lo spago si cucivano le scarpe.
Mia nonna mi racconta che il mestiere del mio bisnonno non era un lavoro molto faticoso, come tanti altri, perché lui stava seduto tutto il giorno, però era un lavoro molto impegnativo e bisognava avere molta pazienza e molta passione.
A me da grande piacerebbe fare il mestiere del mio bisnonno perché questo tipo di lavoro sta scomparendo. La bottega di mio nonno esiste ancora. Ora è senza tetto. È rimasto solo il bancone, qualche ago e qualche pezzo di pelle sparsi per terra e quando io ficco il naso in quella strana stanza mi sento felice.

GIUSEPPE CORDA
CL. 5°- AIDOMAGGIORE