Aidomaggiore
– a novembre prossimo “Tziu Micheli” Cambedda compirà 53 anni;
forse a fargli festa oltre agli amici
di paese e ai vicini di pascolo, verranno docenti dell’Università
di Cagliari, professori di archeologia, esperti della storia sarda. Il
fatto non è di tutti i giorni, ma che un pastore con la quinta elementare
sia profondamente esperto di storia e dia ricchi contributi alle
pubblicazioni universitarie è ugualmente un evento non frequente. Codici
antichi e nuraghi, dolmen, are sacrificali ed urne funerarie di migliaia
di anni fa, non hanno segreti per lui; a queste ricerche ha dedicato buona
parte della sua vita, girando la Sardegna in lungo e in largo senza
trascurare la mungitura e il ricovero del bestiame.
Seguirlo mentre parla non è facile, talmente è complesso e ricco di
citazioni storiche il suo discorso; l’interlocutore è sommerso dal suo
racconto, da quando la casata d’Arborea possedeva nella zona il suo
baluardo di confine, a Don Bernardino di Cervellon Marchese di Sedilo e
Conte di Norbello, fino ai tempi “recenti” quando si parla di feudo
regio (Ghilarza, Paulilatino, Abbasanta e Aidomaggiore) e di Busachi
provincia Regia.
“É una passione che colpisce da sempre” – racconta con scioltezza
e proprietà di linguaggio – “sin da ragazzo leggevo tutto quello che
mi capitava sottomano sull’argomento poi la lettura di testi specifici,
la profonda conoscenza del territorio, la lettura del Lamarmora e
l’incontro con Carta - Raspi hanno dato dimensioni più concrete alle mie
ricerche”. Anche le circostanze indubbiamente gli sono state d’aiuto:
data la conoscenza dei luoghi ha volentieri accompagnato in escursioni
archeologiche docenti dell’Istituto di Antropologia e studenti.
Accompagnandoli alla ricerca di civiltà sepolte ne ha carpito i segreti,
facendo importanti
scoperte (di cui ha poi fatto
dono all’Università ) ed acquisendo nozioni tali da aiutare il Prof.
Maxia nella correzione della toponomastica storica della zona
dell’alto Ghilarzese.
Di natura modesta, non mena vanto delle sue conoscenze “non credo di
fare niente di speciale; coltivo una passione e cerco di farlo con
scrupolo”. La radio e la televisione gli hanno dedicato spazi ed
interviste: non ha mai voluto niente in cambio, ma la sua biblioteca si è
arricchita di preziosi volumi e di importanti saggi, dono dell’Università.
”Fonte delle mie ricerche sono stati gli archivi parrocchiali di
Aidomaggiore dove ho rintracciato scritti in sardo fin dal 1500. Anche la
Curia mi dato una mano
permettendomi di fare ricerche sui loro archivi “. La sua “perla” ,
però, è la scoperta di un volume inedito in versi, volume scritto per lo
più da Canonici (tra cui lo storico Michele Licheri di Ghilarza) e
dedicato al Vescovo di Ozieri mons. Serafino Corrias nativo di Domusnovas
(l’antica “Sella”) in occasione del cinquantesimo del suo
arcivescovado. La storia sacra non lo appassiona a caso: da un lato è la
considerazione che proprio gli archivi parrocchiali hanno conservato parte
del patrimonio storico del passato, dall’altro la sua “religiosità”.
“Ho letto tanti libri e ne posseggo altrettanti, ma forse il libro che
più mi appassiona è il Vangelo sia dal punto di vista storico che
dell’insegnamento, e gli “Atti degli Apostoli”.
Lui non lo dice ma si deve proprio a “tziu Micheli” il ritrovamento di
pergamene di lodi sacre il cui canto fa della settimana santa di
Aidomaggiore uno dei riti più suggestivi della Sardegna. Più che sui
libri comunque lo
“storico” lo fa sul terreno in virtù di una precisa conoscenza
dei luoghi che fin da ragazzo ha frequentato portando al pascolo il suo
gregge. “Aidomaggiore conserva ancora un centinaio di nuraghi ed il
territorio circostante tracce di antiche città e cruente battaglie; basta
guardarsi attorno con attenzione e naturalmente aiutarsi con le
informazioni contenute nei testi”.
Nota a tanti, la sua passione non poteva passare inosservata
all’amministrazione comunale che ha nei progetti un corso sui nuraghi da
impartire ai ragazzi delle scuole: naturalmente si pensa di affidare a
Michele Cambedda questo compito. “L’annata non è stata delle
migliori” – dice -, non dimenticando la sua attività principale, ma
poi passa a citare il “codex diplomaticus sardiniae” il dizionario del
Casalis e il “Condaghe di Santa Maria di Bonarcadu” pietra miliare
della storiografia della Sardegna che dimostra di conoscere molto bene.
Poi si congeda, scusandosi, perché il
bestiame aspetta di essere munto.
Giampietro Licheri |