Ho assistito all'intervista del mio amico giornalista Giampietro Licheri di Ghilarza a
  MICHELE CAMBEDDA
nato a Aidomaggiore l'11/11/1928 e morto il 9/6/1998.

Sul giornale
L’UNIONE SARDA del 5 marzo 1981 in  CRONACA DI ORISTANO è stato pubblicato il seguente articolo a firma di Giampietro, che trascrivo integralmente,  intitolato:

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MICHELE CAMBEDDA: UN METODICO DELLA RICERCA DOPO L’INCONTRO CON CARTA-RASPI
Fa il pastore, ha la quinta elementare: storici ed archeologi se lo contendono.

Aidomaggiore – a novembre prossimo “Tziu Micheli” Cambedda compirà 53 anni; forse a fargli festa oltre agli amici  di paese e ai vicini di pascolo, verranno docenti dell’Università di Cagliari, professori di archeologia, esperti della storia sarda. Il fatto non è di tutti i giorni, ma che un pastore con la quinta elementare sia profondamente esperto di storia e dia ricchi contributi alle pubblicazioni universitarie è ugualmente un evento non frequente. Codici antichi e nuraghi, dolmen, are sacrificali ed urne funerarie di migliaia di anni fa, non hanno segreti per lui; a queste ricerche ha dedicato buona parte della sua vita, girando la Sardegna in lungo e in largo senza trascurare la mungitura e il ricovero del bestiame.
Seguirlo mentre parla non è facile, talmente è complesso e ricco di citazioni storiche il suo discorso; l’interlocutore è sommerso dal suo racconto, da quando la casata d’Arborea possedeva nella zona il suo baluardo di confine, a Don Bernardino di Cervellon Marchese di Sedilo e Conte di Norbello, fino ai tempi “recenti” quando si parla di feudo regio (Ghilarza, Paulilatino, Abbasanta e Aidomaggiore) e di Busachi provincia Regia.
“É una passione che colpisce da sempre” – racconta con scioltezza e proprietà di linguaggio – “sin da ragazzo leggevo tutto quello che mi capitava sottomano sull’argomento poi la lettura di testi specifici, la profonda conoscenza del territorio, la lettura del Lamarmora e l’incontro con Carta - Raspi hanno dato dimensioni più concrete alle mie ricerche”. Anche le circostanze indubbiamente gli sono state d’aiuto: data la conoscenza dei luoghi ha volentieri accompagnato in escursioni archeologiche docenti dell’Istituto di Antropologia e studenti. Accompagnandoli alla ricerca di civiltà sepolte ne ha carpito i segreti, facendo   importanti scoperte  (di cui ha poi fatto dono all’Università ) ed acquisendo nozioni tali da aiutare il Prof. Maxia nella correzione della toponomastica storica della zona dell’alto Ghilarzese.
Di natura modesta, non mena vanto delle sue conoscenze “non credo di fare niente di speciale; coltivo una passione e cerco di farlo con scrupolo”. La radio e la televisione gli hanno dedicato spazi ed interviste: non ha mai voluto niente in cambio, ma la sua biblioteca si è arricchita di preziosi volumi e di importanti saggi, dono dell’Università.
”Fonte delle mie ricerche sono stati gli archivi parrocchiali di Aidomaggiore dove ho rintracciato scritti in sardo fin dal 1500. Anche la Curia mi dato una  mano permettendomi di fare ricerche sui loro archivi “. La sua “perla” , però, è la scoperta di un volume inedito in versi, volume scritto per lo più da Canonici (tra cui lo storico Michele Licheri di Ghilarza) e dedicato al Vescovo di Ozieri mons. Serafino Corrias nativo di Domusnovas (l’antica “Sella”) in occasione del cinquantesimo del suo arcivescovado. La storia sacra non lo appassiona a caso: da un lato è la considerazione che proprio gli archivi parrocchiali hanno conservato parte del patrimonio storico del passato, dall’altro la sua “religiosità”. “Ho letto tanti libri e ne posseggo altrettanti, ma forse il libro che più mi appassiona è il Vangelo sia dal punto di vista storico che dell’insegnamento, e gli “Atti degli Apostoli”.
Lui non lo dice ma si deve proprio a “tziu Micheli” il ritrovamento di pergamene di lodi sacre il cui canto fa della settimana santa di Aidomaggiore uno dei riti più suggestivi della Sardegna. Più che sui libri comunque  lo  “storico” lo fa sul terreno in virtù di una precisa conoscenza dei luoghi che fin da ragazzo ha frequentato portando al pascolo il suo gregge. “Aidomaggiore conserva ancora un centinaio di nuraghi ed il territorio circostante tracce di antiche città e cruente battaglie; basta guardarsi attorno con attenzione e naturalmente aiutarsi con le informazioni contenute nei testi”.
Nota a tanti, la sua passione non poteva passare inosservata all’amministrazione comunale che ha nei progetti un corso sui nuraghi da impartire ai ragazzi delle scuole: naturalmente si pensa di affidare a Michele Cambedda questo compito. “L’annata non è stata delle migliori” – dice -, non dimenticando la sua attività principale, ma poi passa a citare il “codex diplomaticus sardiniae” il dizionario del Casalis e il “Condaghe di Santa Maria di Bonarcadu” pietra miliare della storiografia della Sardegna che dimostra di conoscere molto bene. Poi si congeda, scusandosi, perché  il bestiame aspetta di essere munto.
                                                           Giampietro Licheri

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