sos poetas e sas poesias de Aidumajore

Giovanni Atzori

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COMO MI SO GRADUADU (di Giovanni Atzori edita nel 1863) Ottava torràda
  traduzione   traduzione
1 Como mi so graduadu
qua m’hant postu in pantalone,
mi faghet feu in persone,
bene istrintu e archiladu,
tonaresu ritrattadu
parzo ‘e cussa nazione.
Factu m’hant unu calzone
Ma bellu m’est resultadu!

1 Ora son salito di grado perché m’hanno messo in pantaloni, mi danno un brutto aspetto, tutto stretto e impastoiato, sembro proprio un tonarese, uno di quel paese. Mi han fatto un paio di pantaloni e mi son venuti proprio belli!

2 Resultadu est a dovere,
non l’hazis a ispuzzire,
dogni die a mil’estire
bisonzu est chi mi suère,

non nde cheret intendère
contu intrare e de bessire;

penas m’hat dadu a patire
su quantu l’hapo portadu.

2 Son venuti proprio a misura, non li dovrete disprezzare, ogni giorno per indossarli mi tocca sudare, non ne vogliono sapere di entrare e di uscire; mi hanno fatto soffrire per tutto il tempo che li ho portati.

3 Penas m’hat dadu e chimera
Qui non lu poto isplicare,
eo no isco sa manera
de mi lu poder bogare.
Mi ponzo a mi quel’intrare
Ma non b’intrat sa gambera,
sa fattura est troppu fiera,
bene factu e aggiustadu!

3 Mi hanno dato pene e fastidi da non poter dire, non riesco a trovare il modo per togliermeli. Provo a infilarli ma la gamba non entra, la fattura è troppo precisa, sono ben fatti e sistemati!

4 Bene factu e non mezzanu,
que seberadu in deghina.
Ohi qui ogni manzanu
Mi facto sa disciplina!
Est que maniga ‘e gabbanu
Istrintu que istentina,
cuss’est culpa ‘e sa femìna
pro qui l’hat male sestadu.

4 Sono ben fatti e non di cattiva qualità, come scelti tra dieci. Ohimé, ogni mattina devo fare un esercizio! Sono come maniche di gabbàno, stretti come budella, tutto colpa della donna che li ha tagliati male.

5 Sa culpa jà est de mama
qua l’hat factu de asìe,

in mi tenner gai a mie
non l’est honore ne fama.
Sana non giutto una trama
E dognunu sinde riet.
Iscultade e intendide
Si mal’hapo faeddadu.

5 La colpa è certo di mamma che li ha fatti così, l’avermi sistemato in questa maniera non le è di onore né di fama. Non ho una cucitura a posto e tutti se ne ridono.  Ascoltate e vedete se ho parlato male.

6 Mama a sestare in modellu
Jà est mastra esaminada.
Factu m’hat sa mascarada
proite mi cheriat bellu
ma non b’hat pius appellu
facta quest s’abburricada;
pro sestare jà est famada
finzas in Parte Arigadu.

6 Eppure mamma nel tagliare su modello è una sarta rifinita. Mi ha fatto questa mascherata perché mi voleva bello, ma non c’è più rimedio una volta fatta l’asineria; eppure è famosa come sarta persino nel Barigadu!

7 Finzas in Parte Oziere
la lumenant de continu;
su carzone est cosa ‘e riere,
est que sambene porchinu,
sas famas nd’han a iscrivere
finzamentas a Torinu;
quando ando in su caminu
mi paret qui sia isancadu

7 La nominano di continuo anche nella zona di Ghilarza; i pantaloni son cosa da ridere, sono come sanguinacci di maiale, la fama verrà registrata persino a Torino; quando vado per la strada mi sembra di essere sciancato.

8 Finzas in su sezzidorzu
M’est istrintu resultadu,
abbisu l’haiat sestadu
a pippiu ‘e naschidorzu.
Como nde so infadadu,
lu fino a malu ispaborzu
qui finzamentas su corzu
de s’anca m’hat razzigadu.

8 Mi sono risultati stretti anche nella parte posteriore, ho l’impressione che li avesse tagliati per un bimbo appena nato. Adesso mi sono seccato, la finisco di malumore perché mi hanno graffiato persino la pelle delle gambe.

9 Que i su meu carzone
In noddue non que nd’hada,
mama a fagher burzugone
jà est mastra esaminada,
pro sestare jà est famada
in totu sas naziones,
ipsa sestat pantalones
e mai non nd’hat isbagliadu.

9 Pantaloni come i miei non ce n’è da nessuna parte, mamma per fare calzoni è sarta rifinita, per l’abilità nel taglio è famosa in tutti i paesi, taglia i pantaloni e non ne ha mai sbagliato.

10 Isaschiladu mi faghe’,
anchi tortu e coliembru,
retentu m’hat dogni membru,
sas ancas non poto ispaghe’.
E quantu mi dispiaghet
E quantu nd’hapo passadu!
Como mi so graduadu.

10 Mi fa come uno sgarrettato, dalle gambe storte e ricurvo, mi ha rattrappito tutte le membra, non posso allargare le gambe. E quanto mi dispiace, quante ne ho passate! Ora sono di grado.

Giovanotto di 13 anni, cantò questa canzone burlesca alla madre che l’aveva vestito la prima volta d’un paio di calzoni che gli erano molto stretti.                                                                                         Traduzione e recupero del testo a cura di MARIO ATZORI.

Dal libro di Giovanni Spano  - Canzoni Popolari di Sardegna  - Volume primo -  A cura di Salvatore Tola -  Ed. ILISSO

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