voglio raccontare come eravamo, ovvero scopriamo il nostro passato attraverso i documenti, in questo caso non piacevoli, dell'epoca:
|
|
|||
AIDO-MAGGIORE
[Aidomaggiore], villaggio della Sardegna, nella provincia di Busachi,
distretto di Ghilarza. Apparteneva al dipartimento Canales del Giudicato
d’Arborea. Il suo nome vale adito maggiore, perché è un sito,
dove la valle ha maggiore latitudine e insiememente nell’intervallo più
ampio che era tra due boschi. Da ciò intendesi che l’abitato stia in una
convalle formata da montuosità. Queste vanno da levante-scirocco a
libeccio, e da tramontana a maestro. E’ composto di 228 case con istrade
un pò larghe, ma irregolari, e impraticabili nell’inverno per molto
fango. E’ distante da Ghilarza un’ora e quaranta minuti; da Domusnovas
un’ora, e
vi si va per istrade carreggiabili; da Sedilo un’ora verso greco. Il clima
è caldissimo nella state, temperato nell’inverno: vi piove spesso, ma
raramente vi nevica: l’aria è poco salubre. Negli ultimi di della
primavera suol regnare di mattina la nebbia, e non si dirada che tardi. Più
densa è nel novembre, di modo che bagna come fa la rugiada. I seminati ne
sentono gran danno quando sono in fiore, e la sanità degli abitanti n’è
ancora alterata. Non si esercitano in questo paese, che da pochi, e assai
meschinamente, alcune arti meccaniche; le donne attendono alla tessitura
delle tele e del forese: vi sono in opera da 100 telai, ma non si lavora più
di quello che esigano i propri bisogni. Vi sono un consiglio di comunità,
una giunta locale, una scuola normale frequentata da 20 fanciulli. Fa
parte questo paese della Diocesi di Bosa. La chiesa parrocchiale di pessima
costruzione è dedicata a santa Maria delle Palme. Il parroco ha titolo di
vicario perpetuo, ed è assistito da due altri sacerdoti. Vi sono tre chiese
filiali: la prima di s. Giorgio verso levante, la seconda di s. Gavino verso
tramontana, la terza di s. Croce presso la Parrocchiale. Vi sono annualmente
due feste popolari. La prima in onore di s. Barbara l’ultima domenica di
agosto, l’altra addì 13 dicembre con grande frequenza dai paesi
circonvicini. Vi sono inoltre tre chiese rurali: la prima denominata da s.
Maria delle Grazie verso mezzodì distante, distante un’ora; la seconda da
s. Barbara nella stessa direzione, distante 40 minuti; la terza da s. Greca
verso levante
distante un’ora e minuti 20. Sogliono in questo paese celebrarsi
all’anno circa 10 matrimoni, nascere 40, morire 26. Le famiglie sono 240 e
le anime 1016. L’età degli abitanti tocca l’ordinario i 50 anni. Vi
dominano nell’estate febbri intermittenti, pleuridi e malattie catarrali
nell’inverno. Il cimitero è nella chiesa di s. Giorgio, e questa è
un’altra causa della insalubrità del luogo, come lo sono anche i letamai
che tengonsi vicinissimi all’abitato, e il sudiciume delle strade. Per
riguardo al costume nel vestire, alle consuetudini, ed ai divertimenti,
vedi Parte-Ocier-Canales. Agricoltura.
La superficie del territorio è di circa 36 miglia qu. La sua figura è
quasi circolare. Si suol seminare di grano star. cagl. 1500 (litr 73800),
d’orzo 200 (litr 9840), di fave, granone, ceci, fagioli, in totale 60 (litr
2942). Il frutto è in ragione media di 12 a 1. Le piante ortensi, che si
coltivano, sono meloni, citriuoli, zucche, cavoli, pomidoro. Le vigne sono
poche, e i vini deboli. Le piante fruttifere sparse nei chiusi sono prugne,
peri, fichi, mandorli, melograni, ciriegi, noci, persici, aranci, limoni, in
totale di 2500 individui. Fra le tanche che recentemente si sono
formate, e i chiusi antiche (che insieme saranno da 300), viene compreso
quasi un terzo del territorio. Le tanche
sono destinate al seminario e al pascolo alternativamente.
Mancano le selve, e invece trovansi assai frequenti le macchie di lentischio,
con molti olivastri , e qualche sovero. Sono nel territorio piccole
eminenze; la più considerevole, dicesi Matta de Ittiri, onde la popolazione
provvedesi di legna. Era già folta selva, e ora è quasi affatto distrutta
nel progresso dell’agricoltura. E’ situata questa collina a
greco-tramontana ed ha alla basa circa metri 7404,00 di circuito. Pastorizia.
Gli animali, che si nutrono, cavalli, vacche, pecore, e porci. Tra
cavalli e cavalle il numero ascenderà a 200. Le vacche sono divise in 10
armenti, e saranno capi 450. I porci in 4 branchi e in totale 300; le pecore
in 15 greggie, in totale 3500. Pascono nella stoppia dopo la messe; e prima
di tal tempo nel pabarile cioè nelle terre aratorie, che sono in
riposo, e nelle tanche. Si fa vendita qualche volta dei tori; le pecore sono
assai prospere, e il formaggio delle medesime è di ottima qualità, che con
quello delle vacche concambiasi per olio con i bosinchi. Antichità.
Nella estensione di questo territorio osservansi 35 norachi, alcuni dei
quali in buono stato. Vi sono inoltre cinque di quei monumenti, che il volgo
appella sepolturas de tos gigantes, e che credono costruzioni
religiose dei più antichi abitatori. Vedi Sardegna, art. Monumenti
antichi. Verso ponente poi, a distanza di un’ora, presso al norache
Masone-Maggiore appariscono vestigie di antica popolazione. – Condizioni
del comune. Entra questo nel feudo di Parte-Ocier-Reale, e però a
conoscere li diritti feudali, ricorri a quest’articolo. La curia per
l’amministrazione della giustizia risiede in Ghilarza. |