04/10/07 - LA NUOVA SARDEGNA - Unione dei Comuni: scissione inevitabile

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Unione dei Comuni: scissione inevitabile

La Nuova Sardegna — 04 ottobre 2007   pagina 07   sezione: ORISTANO

 BORONEDDU. I piccoli Comuni del Guilcer vanno verso la scissione. Lo strappo che nelle ultime settimane si è consumato all’interno dell’organismo istituzionale subentrato alle Comunità montane sembra essere definitivo: Boroneddu, Tadasuni e Soddì abbandonano l’Unione dei Comuni. Questa la decisione assunta in maniera univoca al termine di un mini-vertice tenutosi ieri in municipio fra il commissario straordinario Andreina Secchi e i sindaci Lorena Bissiri e Pina Cherchi.  Una decisione che difficilmente sarà revocata e che potrà essere sovvertita solo da una contromossa del resto dell’assemblea, nell’ipotesi che questa modifichi gli equilibri del voto accettando l’istituzione del sistema maggioritario in luogo del «proporzionale corretto».  Ma secondo i rappresentanti istituzionali dei paesi «sovversivi», questa appare al momento un’ipotesi piuttosto remota: «Per quattro riunioni abbiamo argomentato, dibattuto, lottato evidenziando che nessun’altra aggregazione intercomunale dell’Oristanese aveva optato per l’antidemocratica pesatura del voto in base alla popolazione e al territorio - rilevano Secchi, Bissiri e Cherchi, che fanno ricadere le responsabilità della crisi principalmente su Ghilarza e Sedilo -. Chiedevamo che a ciascun rappresentante venisse attribuito un voto, così come previsto nel testo unico e dalla legge 12 del 2005 - raccontano le esponenti della piccola coalizione istituzionale, che lancia accuse ben precise -: questa linea non è passata per il veto posto da Ghilarza e Sedilo. Anzi, nell’ultima seduta gli amministratori che prima condividevano la nostra tesi hanno abbracciato la scelta dei primi due, forse per accordi presi in altra sede.» Le rivendicazioni formulate dai referenti dei tre centri limitrofi ruotano essenzialmente attorno ad una istanza, assurta ormai a questione di principio: pari dignità nell’ esercizio del voto che è indicatore dell’apporto intellettivo al processo finalizzato all’ottimizzazione di servizi e funzioni dei Comuni. A questo proposito gli amministratori di Soddì, Boroneddu e Tadasuni puntualizzano di non ambire alle cariche statutarie e alle poltrone del Consiglio d’amministrazione, ma di pretendere che i voti attribuiti a ciascun membro dell’Unione si equivalgano. Un principio che secondo Lorena Bissiri, Pina Cherchi e Andreina Secchi non è affatto garantito, invece, dal sistema proposto da alcuni dei Comuni maggiori e che assegna sette centesimi di voto alle municipalità più piccole, tredici centesimi a Sedilo, Abbasanta e Paulilatino, dieci centesimi a Norbello e Aidomaggiore: «Si è voluto pesare il voto come se stessimo costituendo una società per azioni, dove il voto è proporzionale alle azioni possedute - concludono le amministratrici locali - e non già l’Unione di nove Comuni che con pari dignità si uniscono per migliorare l’efficienza di servizi e funzioni».  All’interno dell’organismo sovraterritoriale si profila ormai una convivenza ristretta a sei autonomie e non più a nove, a meno di clamorosi ripensamenti da parte dei sostenitori del proporzionale.  Intanto Boroneddu, Soddì e Tadasuni guardano all’Unione del Barigadu. Maria Antonietta Cossu

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