BORONEDDU.
I piccoli Comuni del Guilcer vanno verso la scissione. Lo
strappo che nelle ultime settimane si è consumato all’interno
dell’organismo istituzionale subentrato alle Comunità montane
sembra essere definitivo: Boroneddu, Tadasuni e Soddì
abbandonano l’Unione dei Comuni. Questa la decisione assunta
in maniera univoca al termine di un mini-vertice tenutosi ieri
in municipio fra il commissario straordinario Andreina Secchi e
i sindaci Lorena Bissiri e Pina Cherchi. Una decisione che
difficilmente sarà revocata e che potrà essere sovvertita solo
da una contromossa del resto dell’assemblea, nell’ipotesi
che questa modifichi gli equilibri del voto accettando
l’istituzione del sistema maggioritario in luogo del «proporzionale
corretto». Ma secondo i rappresentanti istituzionali dei
paesi «sovversivi», questa appare al momento un’ipotesi
piuttosto remota: «Per quattro riunioni abbiamo argomentato,
dibattuto, lottato evidenziando che nessun’altra aggregazione
intercomunale dell’Oristanese aveva optato per
l’antidemocratica pesatura del voto in base alla popolazione e
al territorio - rilevano Secchi, Bissiri e Cherchi, che fanno
ricadere le responsabilità della crisi principalmente su
Ghilarza e Sedilo -. Chiedevamo che a ciascun rappresentante
venisse attribuito un voto, così come previsto nel testo unico
e dalla legge 12 del 2005 - raccontano le esponenti della
piccola coalizione istituzionale, che lancia accuse ben precise
-: questa linea non è passata per il veto posto da Ghilarza e
Sedilo. Anzi, nell’ultima seduta gli amministratori che prima
condividevano la nostra tesi hanno abbracciato la scelta dei
primi due, forse per accordi presi in altra sede.» Le
rivendicazioni formulate dai referenti dei tre centri limitrofi
ruotano essenzialmente attorno ad una istanza, assurta ormai a
questione di principio: pari dignità nell’ esercizio del voto
che è indicatore dell’apporto intellettivo al processo
finalizzato all’ottimizzazione di servizi e funzioni dei
Comuni. A questo proposito gli amministratori di Soddì,
Boroneddu e Tadasuni puntualizzano di non ambire alle cariche
statutarie e alle poltrone del Consiglio d’amministrazione, ma
di pretendere che i voti attribuiti a ciascun membro
dell’Unione si equivalgano. Un principio che secondo Lorena
Bissiri, Pina Cherchi e Andreina Secchi non è affatto
garantito, invece, dal sistema proposto da alcuni dei Comuni
maggiori e che assegna sette centesimi di voto alle municipalità
più piccole, tredici centesimi a Sedilo, Abbasanta e
Paulilatino, dieci centesimi a Norbello e Aidomaggiore: «Si è
voluto pesare il voto come se stessimo costituendo una società
per azioni, dove il voto è proporzionale alle azioni possedute
- concludono le amministratrici locali - e non già l’Unione
di nove Comuni che con pari dignità si uniscono per migliorare
l’efficienza di servizi e funzioni». All’interno
dell’organismo sovraterritoriale si profila ormai una
convivenza ristretta a sei autonomie e non più a nove, a meno
di clamorosi ripensamenti da parte dei sostenitori del
proporzionale. Intanto Boroneddu, Soddì e Tadasuni
guardano all’Unione del Barigadu. Maria Antonietta Cossu