22/08/08 - LA NUOVA SARDEGNA - L'inarrestabile declino dell'Alto Oristanese

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L'inarrestabile declino dell'Alto Oristanese

la Nuova Sardegna — 22 agosto 2008   pagina 03   sezione: ORISTANO

 SODDÌ. La sentenza è di quelle che non sembrano lasciare scampo: a meno di una vigorosa inversione di tendenza, entro il 2050 per i centri rurali di piccole dimensioni suonerà il requiem. I comuni che vanno incontro al rischio di estinzione sono principalmente quelli con una densità abitativa molto modesta, ridotta a poche centinaia di abitanti, e quelli penalizzati da una viabilità carente e al contempo distanti dagli agglomerati urbani che dispongono di una rete di servizi e infrastrutture proporzionate al fabbisogno.  Rileggendo i dati Istat diffusi nei giorni scorsi i candidati principali in questa porzione dell’entroterra oristanese sarebbero Soddì, Bidonì, Tadasuni e Boroneddu, che insieme non raggiungono i settecento abitanti.  Ma la tendenza negativa sull’andamento demografico non risparmia neppure centri più popolosi come Sorradile e Aidomaggiore.  Nell’ultimo mezzo secolo, infatti, i due paesi situati sulle opposte sponde del lago Omodeo hanno subito una contrazione demografica superiore al cinquanta per cento, fenomeno che ha ridotto a circa 550 il numero odierno degli abitanti.  Un quadro a tinte fosche che per chi combatte dalla trincea i problemi legati alla desertificazione sociale non costituisce certo una novità, bensì una congiuntura negativa che perdura da decenni.  Una situazione in progressivo declino che richiede contromisure energiche per impedire che lo scenario dipinto dalla Coldiretti si materializzi nel volgere di pochi decenni.  «Lo spopolamento è inesorabile e non si può predire se e quando i piccoli comuni come il nostro si estingueranno - è stata la prima amara constatazione del sindaco Pina Cherchi, a capo dell’amministrazione locale da circa otto anni -. Quel che è certo è che se le istituzioni statale e regionale non metteranno in atto politiche sociali incisive quello di scomparire sarà un destino a cui difficilmente potremo sottrarci».  Il primo cittadino va alla radice del problema: il considerevole ridimensionamento delle reti locali dei servizi. «Ci hanno privati di tutti i servizi primari: uffici pubblici, scuole di ogni ordine e grado, ambulatorio comunale. Perché invece non invertire questo processo e decentrare, dislocandone alcuni anche nei piccoli centri? Altrimenti i grossi centri fungono giocoforza da catalizzatori per queste popolazioni».  Una possibile ricetta? «In primo luogo investire più risorse nelle politiche giovanili - suggerisce Pina Cherchi -, educare i ragazzi all’amore per il loro paese, incentivandoli a mettere preparazione culturale e professionale al servizio delle comunità d’appartenenza».  Le strategie per contrastare il fenomeno del diradamento sociale si basano anche sulla presa di coscienza del valore del patrimonio che custodiscono i paesi dell’interno.  A dirlo è il sindaco di Tadasuni, Livio Deligia: «Tutto ciò che qui abbiamo realizzato, costruito e acquisito ci deriva dalle peculiarità dell’interno e non delle coste. Bisogna partire dal presupposto di conservare e sviluppare l’esistente, adeguandolo ai modelli economici più competitivi. Nelle zone rurali - prosegue il primo cittadino - l’economia ha sempre fatto perno sul settore agro-pastorale: offriamo ragioni valide ai giovani per non abbandonare le campagne, manteniamo vivi i piccoli centri perché il patrimonio etnografico, ambientale e culturale è il propulsore della vita in Sardegna».  Una visione diversa ha invece il sindaco di Boroneddu, che sul futuro dei piccoli centri appare più ottimista rispetto ai colleghi: «La previsione è realistica, ma il rischio non ha le dimensioni prospettate dalla Coldiretti - ha dichiarato Fabrizio Miscali -. Non si può dare ai dati numerici un’interpretazione che calzi indistintamente per tutte le realtà dell’interno. Paesi come questo, ad esempio, tutto sommato occupano - conclude il primo cittadino - una posizione di vantaggio per via delle distanze ridotte che lo separano da centri urbani attrezzati sotto tutti i punti di vista». Maria Antonietta Cossu

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