SEDILO. Durante tutta l’estate la vegetazione abbondante e
incolta che invadeva le cunette, e a tratti anche la sede
stradale della vecchia provinciale numero 24, ha rappresentato
una costante fonte di pericolo a causa della facilità con cui
gli incendi divampano e si estendono in presenza di
sterpaglie. Con l’arrivo dell’inverno e quindi delle
piogge, la sovrabbondanza di piante erbacee e roveti avrebbe
continuato a causare inconvenienti per via dell’occlusione
dei canali di scolo. Ma se nel primo caso si è
registrato un colpevole ritardo della Provincia, che
nell’ambito della campagna di prevenzione degli incendi
estivi non ha predisposto un solo intervento di di pulizia
lungo la vecchia strada di collegamento tra Sedilo,
Aidomaggiore e Ghilarza, in quest’ultimo frangente
l’amministrazione provinciale ha agito in modo tempestivo,
prevenendo il formarsi di avvallamenti e dislivelli dovuti al
dilavamento della strada sterrata. Secondo le
testimonianze dei frontisti il settore viabilità della
Provincia non interveniva lungo il vecchio raccordo dallo
scorso febbraio, con la conseguenza che la vegetazione è
proliferata nei mesi primaverili creando le condizioni
favorevoli per la diffusione dei roghi in un sito di grande
pregio ambientale, ricco di querce e altri alberi d’ alto
fusto. La situazione sarebbe stata insostenibile anche nei
mesi autunnali, periodo in cui il polveroso tracciato si
riduce a un pantano a causa delle cunette ostruite da cumuli
di terra e da una intricata vegetazione. La recente comparsa
degli operai ha neutralizzato il rischio del dissesto,
liberando i canali di scolo da quintali di erba, fogliame e
rovi. Ma risolto un problema, se ne riaffaccia tuttavia
un altro per l’amministrazione provinciale, che da mesi deve
fare i conti con l’inciviltà di quelle persone che hanno
metabolizzato la barbara abitudine di abbandonare ogni genere
di rifiuto nelle cunette della strada provinciale numero 26,
che collega Sedilo a Borore. Il tratto compreso tra il centro
abitato e Aidomaggiore è diventato inguardabile, e la
situazione è resa peggiore dall’azione dei cani randagi che
rovistano tra le buste portando tutto alla luce e disseminando
i rifiuti. Una pratica che causa un danno ambientale e
uno economico, dato che ripulire ogni volta ha un costo. (mac)