24/11/10 - L'UNIONE SARDA: - Coltellata in treno, condannato a 10 anni.

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Mercoledì 24 novembre 2010:

Ieri il processo con il rito abbreviato per Salvatore Selis, ex capo ultras della Tharros

Coltellata in treno, condannato a 10 anni

Un operaio oristanese si scagliò contro un muratore di Aidomaggiore

L'aggressione risale al 6 dicembre 2009: l'imputato aggredì Antonio Canopia, intervenuto per difendere alcune ragazze molestate da Selis.

La pubblica accusa aveva chiesto dodici anni di reclusione. Il giudice ha accolto la richiesta di condanna fermandosi, però, a dieci. È la pena inflitta ieri all'operaio Salvatore Selis, al termine del processo con il rito abbreviato: l'imputato, 49 anni di Oristano ex capo ultras della Tharros, era accusato di tentato omicidio dopo una lite sul treno accaduta un anno fa. In un vagone diretto a Cagliari aveva aggredito con un coltello un muratore di Aidomaggiore, Antonio Canopia, intervenuto per difendere alcune ragazze che Selis stava importunando. Il muratore, che subito dopo l'aggressione si era ripreso, è morto un mese fa stroncato da una malattia. Ecco perché ieri non era presente al processo.
L'episodio contestato dal pubblico ministero Armando Mammone risale al 6 dicembre 2009. I due neppure si conoscevano, viaggiavano sullo stesso vagone del treno diretto a Cagliari e poco dopo la partenza c'è stato un parapiglia finito nel sangue. «Stava importunando alcune ragazze, io gli ho detto di smetterla e mi ha aggredito - raccontò qualche giorno dopo l'aggressione il muratore - Si è scagliato contro di me con violenza. Mi ha dato una testata ho reagito e gli ho dato un pugno. Pensavo finisse lì e invece ha tirato fuori un coltello e mi ha colpito in pieno». Su questo passaggio la difesa di Selis ha dato una versione diversa: l'avvocato Anna Maria Uras ieri in aula, davanti al giudice per le udienze preliminari Mauro Pusceddu, ha ipotizzato la reazione dell'imputato per difendersi.
Quel pomeriggio di un anno fa, dopo l'aggressione era scattato l'allarme con l'arrivo dei carabinieri. Il treno, partito da appena cinque minuti da Oristano, era stato bloccato alla periferia di Santa Giusta: Antonio Canopia era stato accompagnato al pronto soccorso e “Anima nera” (così è conosciuto a Oristano Salvatore Selis) era stato bloccato e ammanettato. Con l'accusa di tentato omicidio: in serata era tornato in piazza Manno, da dove era uscito da dieci giorni.
Antonio Canopia era diretto in un ospedale cagliaritano per alcune visite. Poco dopo la partenza del treno erano sorti i primi problemi: le ragazze che viaggiavano nello stesso scompartimento di Selis avevano chiesto aiuto e il muratore di Aidomaggiore era intervenuto per difenderle. Ed era stato aggredito. La coltellata gli aveva provocato una ferita all'addome e i medici lo avevano sottoposto a un delicato intervento chirurgico.
                                PATRIZIA MOCCI

La vittima

Aveva difeso le ragazze.
È morto a ottobre

«Perché era in giro un uomo così violento? Ho cercato solo di proteggere alcune ragazze che stava molestando». Se lo chiedeva Antonio Canopia quel triste lunedì di dicembre dello scorso anno mentre stava sul lettino di chirurgia del San Martino per una grave ferita all'addome.
La sentenza del giudice, emessa ieri, che condanna a 10 anni il suo aggressore, Antonio Canopia non ha fatto in tempo a sentirla. Il muratore, appena 48 anni, è infatti morto poco più di un mese fa, lo scorso 16 ottobre, stroncato da una malattia.
Quella mattina di dicembre, Tonino Canopia parlava di Salvatore Selis, l'ex capo ultras della Tharros che in treno aveva rischiato di ucciderlo. «Stava importunando alcune ragazze, io gli ho detto di smetterla. Si è girato come una furia. E si è scagliato contro di me con violenza». Ne scoppia un incredibile tafferuglio. «Mi ha dato una testata, io ho reagito e gli ho dato un pugno. Pensavo finisse lì e invece ha tirato fuori un coltello e mi ha colpito in pieno». Il sangue, le urla, i soccorsi e l'arrivo dei carabinieri.
Nessun commento dai familiari della vittima alla notizia della sentenza di condanna. Loro vivono in silenzio, anche oggi, quel dramma che aveva sconvolto l'intero paese. Quello di Tonino Canopia infatti è stato da subito considerato un grande atto di coraggio ed un nobile gesto. Un comportamento che aveva trovato grande apprezzamento nella sua comunità. L'allora sindaco Mariano Salaris lo aveva elogiato e ringraziato pubblicamente nel corso del Consiglio comunale convocato tra la fine e l'inizio del nuovo anno. A nome della piccola comunità del Guilcier, il sindaco aveva fatto anche un dono e scritto un biglietto di ringraziamento e auguri. «Caro Tonino, a nome di tutti noi esprimo i più alti sentimenti di stima per il coraggio e l'altruismo dimostrato nel prendere le difese di una fanciulla, oggetto di pesanti molestie, a costo di subirne violente conseguenze. Con un fraterno abbraccio ti porgo i migliori auguri di pronta guarigione e di buon anno 2010». Purtroppo il destino ha scritto una pagina diversa. E oggi assumono un sapore ancora più amaro le parole della vittima raccontate quella mattina dal San Martino: «Le ragazze che se si sono trovate di fronte quell'uomo non sapevano più cosa fare e per questo sono intervenuto. Gli ho solo detto di smetterla e sono stato aggredito. Mi chiedo solo perché fosse a spasso liberamente».



                                  ALESSIA ORBANA