Sull’altipiano di Aidomaggiore,
a breve distanza dal bivio di “Brubare Oes”, in una strada di
campagna, oggi transitata solo da bestiame, si può osservare il rudere di
un altarino eretto sicuramente in tempi molto lontani; serviva, e, in
qualche caso, ancora oggi, serve alla guaritrice, (quasi sempre, una donna
anziana) per il culto de “su fumentu”, con il quale, cerca di guarire
i soggetti che a lei si rivolgono.
Questa pratica antica, de “su Fumentu”, veniva considerata il più
efficace rimedio contro qualsiasi disturbo o malattia, reale o
immaginaria, quali i soggetti malati di esaurimento nervoso, colpiti dal
malocchio, paure violente e improvvise e altri disturbi più o meno gravi.
Il piccolo monumento, legato alla leggenda; gli Antichi hanno voluto
dedicarlo a San Giorgio, martire a Nicodemia (303), era costituito da due
muretti a secco, uno di fronte all’altro, con rispettivi armadi, messo
assieme con pietre lavorate, venne demolito dopo il 1940,
da alcuni
ragazzini, chierichetti, mandati sul posto dal parroco del nostro paese.
Gran parte del materiale è stato disperso, ma il culto rimase.
Sin da bambino, frequentavo questa zona, essendo i miei genitori
proprietari di un piccolo fondo rustico, (su Tuvu), che si trova nei
dintorni, e, spesso senza volerlo, potevo vedere quanto si svolgeva nei
pressi dell’altarino.
La maggior parte dei pazienti veniva dai paesi vicini; ogni soggetto da
guarire, doveva lasciare sul posto un piccolo pegno: oltre al fuoco acceso
per bruciare una ciocca di capelli, restavano pettinini, forcine per
capelli, e, monete da cinque e da dieci centesimi. (Negli anni ’70
notavo monete anche da cento lire). I pazienti, comunque, ritornavano a casa fiduciosi e quasi certi della
loro guarigione.
Ricordo, che, la mamma non si stancava mai con le solite avvertenze: non
toccare nulla, passare alla massima distanza possibile e accelerare il
passo. Tutto questo, per non incorrere nel pericolo di restare colpiti
dagli influssi malefici dove altri si erano liberati.
Per quanto riguarda le monete, noi ragazzi del posto non toccavamo nulla,
così, per mesi, restavano lì; ma, quando capitava un soggetto senza
scrupoli, le monete sparivano per una nuova destinazione.
Giovanni Battista Piras
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