Vi sono annualmente
due feste popolari. La prima in onore di s. Barbara l’ultima domenica di
agosto, l’altra addì 13 dicembre con grande frequenza dai paesi
circonvicini. Vi sono inoltre tre chiese rurali: la prima denominata da s.
Maria delle Grazie verso mezzodì distante, distante un’ora; la seconda da
s. Barbara nella stessa direzione, distante 40 minuti; la terza da s. Greca
verso levante
distante un’ora e minuti 20. Sogliono in questo paese celebrarsi
all’anno circa 10 matrimoni, nascere 40, morire 26. Le famiglie sono 240 e
le anime 1016. L’età degli abitanti tocca l’ordinario i 50 anni. Vi
dominano nell’estate febbri intermittenti, pleuridi e malattie catarrali
nell’inverno. Il cimitero è nella chiesa di s. Giorgio, e questa è
un’altra causa della insalubrità del luogo, come lo sono anche i letamai
che tengonsi vicinissimi all’abitato, e il sudiciume delle strade. Per
riguardo al costume nel vestire, alle consuetudini, ed ai divertimenti,
vedi Parte-Ocier-Canales.
Agricoltura.
La superficie del territorio è di circa 36 miglia qu. La sua figura è
quasi circolare. Si suol seminare di grano star. cagl. 1500 (litr 73800),
d’orzo 200 (litr 9840), di fave, granone, ceci, fagioli, in totale 60 (litr
2942). Il frutto è in ragione media di 12 a 1. Le piante ortensi, che si
coltivano, sono meloni, citriuoli, zucche, cavoli, pomidoro. Le vigne sono
poche, e i vini deboli. Le piante fruttifere sparse nei chiusi sono prugne,
peri, fichi, mandorli, melograni, ciriegi, noci, persici, aranci, limoni, in
totale di 2500 individui. Fra le tanche che recentemente si sono
formate, e i chiusi antiche (che insieme saranno da 300), viene compreso
quasi un terzo del territorio. Le tanche
sono destinate al seminario e al pascolo alternativamente.
Mancano le selve, e invece trovansi assai frequenti le macchie di lentischio,
con molti olivastri , e qualche sovero. Sono nel territorio piccole
eminenze; la più considerevole, dicesi Matta de Ittiri, onde la popolazione
provvedesi di legna. Era già folta selva, e ora è quasi affatto distrutta
nel progresso dell’agricoltura. E’ situata questa collina a
greco-tramontana ed ha alla basa circa metri 7404,00 di circuito.
Pastorizia.
Gli animali, che si nutrono, cavalli, vacche, pecore, e porci. Tra
cavalli e cavalle il numero ascenderà a 200. Le vacche sono divise in 10
armenti, e saranno capi 450. I porci in 4 branchi e in totale 300; le pecore
in 15 greggie, in totale 3500. Pascono nella stoppia dopo la messe; e prima
di tal tempo nel pabarile cioè nelle terre aratorie, che sono in
riposo, e nelle tanche. Si fa vendita qualche volta dei tori; le pecore sono
assai prospere, e il formaggio delle medesime è di ottima qualità, che con
quello delle vacche concambiasi per olio con i bosinchi.
Selvaggiume. Vi sono in questo territorio dei cinghiali, e dei daini;
ma in maggior numero sono le volpi, e le lepri. Le
pernici, i tordi, i merli, le tortore vi sono pure in gran numero.
Acque. Vicino al paese hannonsi tre fonti, di cui si servono gli
abitanti, e sono le acque di mediocre bontà. Una di esse, detta di Corte
Josso, trovasi verso maestro, ed è assai abbondante; l’altra di minor
copia sorge alla parte di ponente, e dicesi Bigiale. Più scarsa è la terza
che resta alla parte di scirocco. Nel rimanente del territorio ve ne saranno
da 20, ma niuna degna special menzione. Scorrono questo territorio due
fiumicelli tributari del Tirso. Il primo, detto Riu-mannu, deriva
principalmente dalla sorgente Cherbos di Macomer, e dalla Margine-Stara di
Norghiddo, taglia il territorio nei limiti di scirocco-mezzogiorno, e va
subito nel Tirso. E’ pericoloso a guadarsi d’inverno, e conviene
passarlo sul bel ponte di pietra, costruito la dove è intersecato dalla
grande strada centrale. Il secondo denominasi Su riu-minore, passa non lungi
dal paese, cascando da un’altezza di 6 metri. Trae questo la sua origine
da certe fonti, che sono nel territorio, verso maestro-tramontana, e va nel
Tirso verso scirocco. Scorre entro il territorio per un’ora e mezzo; vi
ha, allora del pericolo in guadarlo, quando la stagione sia molto piovosa.
In ambo questi fiumicelli si prendono delle anguille, e trote. Vi sono sei
paludi; tre poste verso ponente, e a piccoli intervalli distanti sono le
principali. Occuperanno tutte un territorio di 150 star, cagl. (metri qu.
9465). Disseccansi in estate, e riempendonsi nell’inverno, vengono
popolate da varie specie di uccelli acquatici, principalmente anitre, e gru.
Antichità.
Nella estensione di questo territorio osservansi 35 norachi, alcuni dei
quali in buono stato. Vi sono inoltre cinque di quei monumenti, che il volgo
appella sepolturas de tos gigantes, e che credono costruzioni
religiose dei più antichi abitatori. Vedi Sardegna, art. Monumenti
antichi. Verso ponente poi, a distanza di un’ora, presso al norache
Masone-Maggiore appariscono vestigie di antica popolazione. – Condizioni
del comune. Entra questo nel feudo di Parte-Ocier-Reale, e però a
conoscere li diritti feudali, ricorri a quest’articolo. La curia per
l’amministrazione della giustizia risiede in Ghilarza.
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