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            'insieme è un pò rozzo, perché prima degli ultimi restauri le
            colonnine e l’architrave erano ricoperti di stucco, gli scalini
            rivestiti di legno, mentre ora è tutto a pietra vista, anche se le
            pietre in trachite rosa non sono ben lavorate.Non vi è tabernacolo per conservare L'Eucaristia.
 Nella parete dove è addossato l'altare si apre in alto una finestra
            semicircolare in pietra basaltica a vista.
 E' stata aggiunta una nuova mensa rivolta al popolo in pietra
            serena, dedicata da Mons. Giovanni Pes il 13 maggio 1989
            includendovi le reliquie di Santa Giusta, San Pio X° e San
            Salvatore da Horta.
 I tre archi a tutto sesto e i relativi piedritti sono realizzati in
            pietra di basalto nero squadrate bene.
 La copertura a due spioventi, ottenuta un tempo da semplice
            cannicciato ricoperto di tegole, dopo il restauro è fatta a volta
            in prefabbricati e copertura esterna con tegole curve.Il pavimento,
            che resta un pò abbassato rispetto all'esterno, è realizzato in
            mattonelle di terracotta.
 La volta e le pareti intonacate sono tinteggiate con una specie di
            colore rosaceo, che contribuisce a rendere buiosa la chiesa, che
            prende luce soltanto dalla finestra sopra l' altare e dalla porta
            centrale e una finestrella rotonda che si apre sulla facciata a
            capanna. Nell'apice della facciata posteriore, nel restauro è stato
            aggiunto (non ce ne era mai stato) un campaniletto a vela,
            realizzato in calcestruzzo.
 Tutto il paramento esterno è in pietra basaltica nera. La facciata
            a capanna è sormontata da una croce.
 Nel lato nord ci sono quattro vani attigui alla navata centrale, con
            i muri divisori in corrispondenza alle spalle degli archi. La loro
            copertura è la continuazione della falda del tetto della navata.
 Questi vani sembra che siano ottenuti dalle antiche "Lozas"
            trasformate successivamente in camerette o "Muristenes",
            comunicanti fra loro. Hanno due accessi esterni, di cui uno frontale
            e l' altro laterale, illuminate da piccole finestrelle.
 Il fianco sud aveva sino al restauro cinque contrafforti, in
            direzione dei due muri frontali e dei tre archi interni, per reggere
            la loro spinta, sono stati eliminati. Pareva forse non fossero più
            necessari per sostenere la muratura, bastando i cordoli in cemento.
            Purtroppo delle spaccature si sono aperte in vari punti dopo alcuni
            anni.
 I restauri di cui si è accennato sono avvenuti fra il 1986 ed il
            1989, con un radicale e ingente intervento di circa duecento milioni
            di lire, finanziato parte dalla Regione e in parte dalla Provincia
            di Oristano.
 Già nella Carta di fondazione del Legato di Santa Greca e Santa
            Giusta si parla di ricostruzione della Chiesa, diroccata a causa di
            un fulmine. Forse, più che un fulmine, la chiesa era in rovina
            perché costruita su terreno friabile, senza fondamenta poggianti
            sulla roccia, con muri fatti per la maggior parte di pietre di
            piccole dimensioni e legate fra loro da malta di fango. Si ricordano
            tanti altri interventi parziali di restauro, finché, dopo una lunga
            chiusura al culto di circa 30 anni, si è giunti agli ultimi
            restauri.
 Questi sono consistiti in un cordolo in calcestruzzo lungo i muri
            interni ed esterni, il rifacimento parziale di muratura
            pericolante, un cordolo in cemento armato lungo tutta la sommità
            dei muri, rifacimento della copertura a volta, vespaio e nuova
            pavimentazione, rifacimento intonaci, rinforzo, pulitura del
            paramento murario esterno per renderlo con la pietra a vista.
 Il restauro ha reso la chiesa esteticamente più attraente e più
            bella, inserita in un ambiente naturale ancora integro, con scorci
            panoramici veramente suggestivi.
 Tutto questo si presta molto bene per la valorizzazione turistica
            del sito, così come è intenzione e già sta operando
            l’Amministrazione comunale.
 E' vivo desiderio di tutti, e se ne auspica l'attuazione, che la
            famiglia, che ancora oggi detiene il Patronato della chiesa, la
            conceda definitivamente e totalmente alla giurisdizione della
            Parrocchia.
 Le persone più avanti negli anni ricordano con nostalgia, le grandi
            feste che vi si celebravano fino ai primi anni 60, prima
            dell'abbandono così lungo. Oltrechè da Aidomaggiore, venivano
            numerosi fedeli da Sedilo, Zuri, Soddì e altri paesi del
            circondario. Altri poi vi erano presenti per i lavori agricoli in
            terreni tanto fertili, facendo in modo di farli coincidere proprio
            con i giorni delle novene e della festa.
 Nei primi decenni del secolo scorso si faceva una fiera di cavalli
            con le immancabili bancarelle delle nostre feste paesane e le gare a
            premio di ballo sardo tra i migliori ballerini dei diversi paesi.
            Oggi non vi accorrono più tante persone, come purtroppo avviene
            ormai in tante feste celebrate nei nostri paesi. Si arriva in fretta
            in macchina, si sta un po’ e poi via di corsa. Per la nostra festa
            però c'è da dire che sebbene non vengano numerosi fedeli come un
            tempo, suppliscono la loro assenza i tanti devoti di Decimomannu,
            che vengono ad onorare la loro Santa concittadina, in questo luogo
            così bello e attraente. Il loro pellegrinaggio è iniziato dal
            1991, dopo che il parroco di Aidomaggiore ottenne dal parroco di
            Decimo una Reliquia di Santa Greca, donata alla numerosa delegazione
            di fedeli guidati dal parroco nella festa di settembre del 1990.
 Si stabilì una sorta di gemellaggio fra le due comunità
            scambiandosi la visita nelle rispettive feste.
 Le statue di Santa Greca e Santa Giusta attualmente venerate sono
            state comprate negli anni cinquanta. Le precedenti di grande pregio
            erano: quella di Santa Giusta del 1500 e quella di santa Greca del
            1795, ora sono conservate dalla famiglia che ha il Patronato della
            chiesa.
 Negli scavi per realizzare il vespaio del pavimento è stata
            ritrovata  una piccola statua in
            legno. Ne la famiglia che ha il
            Patronato ne altre persone ne ricordano l'esistenza.
 Sarà stata dimenticata in uno dei tanti abbandoni della Chiesa.
            Voleva rappresentare Santa Giusta o Santa Greca? Forse era la
            piccola statua usata dal custode delle chiese campestri sarde:
            "S 'Eremitanu.", quando andava a fare la questua nei paesi
            vicini e nell'ultima sera della novena, dopo il canto del Rosario,
            la statuetta veniva portata per la visita ai "muristenes"
            dei noveranti. Dopo la riapertura al culto, questa statuetta è
            venerata come Santa Greca e sistemata in modo tale che i devoti
            possano fare i soliti atti di omaggio.
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