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Il
gruppo di Aidomaggiore costituito da una ventina di bambini e
accompagnato dai suonatori: Giuseppe Corda e Paolo Virdis all'organetto,
Angelo Medde al tamburo e Marco Ziulu al triangolo è partito da
Aidomaggiore verso le 20 in direzione di Torregrande. L'inizio della
sfilata fissato per le ore 22 è slittato a dopo le 23.
Alla sfilata assieme a Aidomaggiose hanno partecipato i gruppi di Oristano
con i Tamburini, Ottana, Aritzo, Ortueri, Ula Tirso, Busachi, Sedilo e
Samugheo.
Il nostro gruppo ha sfilato, al ritmo de sa cointrotza, con delle soste in
cui si è anche ballato davanti a un pubblico assai numeroso, che ha
apprezzato con molti applausi e commenti più che positivi.
Dopo la sfilata era prevista la cena, ma vista l'ora tarda (siamo arrivati
all'una e mezza in paese con i bambini molto stanchi non tanto dalla
sfilata ma sopratutto dall'attesa di questa che sembrava non iniziasse
mai) siamo dovuti rientrare, osservando che c'è stata sicuramente
qualche difficoltà per quel che riguarda l'organizzazione, come riporta
anche un articolo della Nuova Sardegna.
E' stata la prima manifestazione del genere a Torregrande molto apprezzata
da tutti. Sicuramente le prossime vedranno ancora più spettatori (erano
comunque tantissimi anche in questa prima edizione), più gruppi e ci
auguriamo una migliore organizzazione.
In queste note di Adele Virdis
una descrizione delle
maschere
presentate:
Caratteristiche di Aidomaggiore
sono le cosiddette maschere “a lenzolu”,
proprie del lunedì di Carnevale. Sfilano ballando per le vie del paese e
in “Su Carrutzu” al ritmo de “Sa Cointrotza”.
La maschera “a lenzolu” è costituita, così come ci dice la parola
stessa, da un lenzuolo, rigorosamente bianco, sapientemente drappeggiato
intorno al corpo e legato sul capo, in modo da formare una corolla, sotto
cui spunta il viso della persona che lo indossa, coperto da una maschera
anch’essa bianca, costituita in genere da uno scampolo di lino o
cotone di forma triangolare, cucito a sacchetto, cui vengono
praticati i fori per gli occhi.
Altra maschera caratteristica è quella nera del martedì di Carnevale,
giorno in cui muore “Zorzi” il re aidomaggiorese del Carnevale, ed è
costituita dall’abito tipico delle vedove: la gonna plissettata lunga e
nera, “su zippone”( una camicia corta stretta sui fianchi) anch’esso
nero, il fazzoletto e lo scialle nero avvolto intorno al capo che scende a
ricoprire le spalle.
Durante il periodo carnevalesco spesso è usanza vestirsi alla moda degli
antichi, con il tipico costume sardo proprio di Aidomaggiore, che riprende
in linea di massima quello degli altri paesi della Sardegna, con una
prevalenza di colori scuri.
L’uso del nero nell’ultimo giorno
di carnevale trova la sua spiegazione nella disperazione per la morte di
“Zorzi”: ecco che ci si veste a lutto.
L’uso del bianco nella giornata del lunedì, possiamo pensare che è
sicuramente legato alla purezza. Le fanciulle, infatti, alle calende di
febbraio, con le fasi di luna nuova, rendevano omaggio a Giunone, che in
questo momento rinnovava la sua perpetua giovinezza ed era invocata con
l’epiteto di “Februa” e presiedeva ai riti di purificazione cui i
Romani avevano dedicato il mese di febbraio, ed il colore bianco governava
tutte le liturgie, simboleggiando la luminosità rinascente, in
contrapposizione al grigiore del paesaggio invernale, e che con
l’avvento del cristianesimo indica l’ultimo guizzo di allegria
sfrenata prima della Quaresima, periodo di penitenza che ci accompagna
fino al giorno di Pasqua, quando il bianco vestito della Vergine Maria
annuncia la rinascita dell’uomo nuovo.
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