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L’acqua,
anticamente, veniva aspersa in tutti gli ambienti della casa
per allontanare le negatività e soprattutto pulci e
pidocchi, un potere che essa acquisiva solo se attinta e
portata a casa senza proferire parola.
E’
stata anche distribuita ai bambini presenti “Sa coccoi de
Santu Juanni”, piccola figura femminile di pasta, che
secondo la testimonianza degli anziani del paese sembrerebbe
ricordare la dea madre.
In
questa notte era usanza raccogliere erbe aromatiche, che
avevano un potere particolare, si dice che fossero in grado
di scacciare ogni malattia e tutte le loro caratteristiche e
proprietà erano esaltate alla massima potenza, proprio
perché raccolte in questa magica notte.
Le erbe
più note che si raccoglievano sono l’iperico o erba di
San Giovanni, usata per scacciare gli spiriti maligni,
l’issopo, l’elicriso o erba di Santa Maria, usate come
deterrente contro gli animaletti ( pulci, zanzare e anche
rettili) e pulegio o mentuccia selvatica, per profumare la
casa e il vestiario.
In
passato la sera del 23 venivano celebrati i vespri con la
processione in onore di San Giovanni, durante la quale i
fanciulli recavano dei piccoli mazzi di spighe e sa coccoi
de Santu Juanni, che avevano un fine propiziatorio per la
nuova annata agraria.
Questa
notte era legata anche a forme di divinazione, che
utilizzavano come base l’acqua. La divinazione più
praticata dalle giovani aidomaggioresi verteva
sull’indovinare qualcosa sul loro futuro amoroso e
matrimoniale. Le ragazze da marito,infatti, la sera della
vigilia preparavano un catino d’acqua in cui buttavano da
due lati due semi d’orzo, se detti semi si incontravano le
nozze erano certe.
A. Virdis M. Atzori
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