Gli approfondimenti del diario 21/01/2007:
Lo scorso anno abitavano a Firenze e su Internet, pur essendo, da poco, "ufficialmente" cittadini Aidomaggioresi, hanno scoperto sas tuvas; quest'anno hanno vissuto con noi la festa de  Sant’Antoni ‘e su fogu 2007.
Giovanna Colomo e Corrado Polarchi, sollecitati, hanno scritto:


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S. ANTONIO 'e su fogu 2006


VISUALIZZA LE ALTRE FOTO RELATIVE A:
Sa Jua: carico de sas tuvas nei trattori e partenza per S. Gavino;
corteo con sas tuvas dal Nuraghe a San Gavino;
arrivo a San Gavino e posizionamento de sas tuvas;
accensione, Benedizione de sas tuvas e Processione;

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Quest’anno abbiamo partecipato anche noi!

Lo scorso anno, seguendo puntualmente il diario sempre aggiornato del sito, venimmo a conoscenza della tradizionale festa de “sas tuvas” che si teneva il 16 di gennaio, giorno di S. Antonio abate. Ci incuriosì molto perché, da cittadini quali eravamo, era per noi una novità che, in una normale giornata feriale, si festeggiasse con tanta partecipazione una ricorrenza che risale ormai a tanto tempo fa: nelle città sono ormai perse iniziative di questo genere, che hanno un alto valore nel mantenimento delle tradizioni e contribuiscono alla socializzazione attiva fra i membri di una comunità. Leggemmo con interesse la cronaca dei preparativi e dello svolgimento, guardando le foto che furono allegate, in una delle quali riconoscemmo anche la nostra casa, poiché, come è tradizione, sas tuvas passano in via Umberto nel percorso in direzione del piazzale antistante la chiesa di S. Gavino: allora commentammo che l’anno successivo saremmo stati ad Aidomaggiore in quella ricorrenza e avremmo potuto partecipare personalmente, come è stato.
Intorno alle 15.30 abbiamo sentito il rumore tipico dei trattori che si avvicinavano e siamo usciti sulla porta: abbiamo visto gli enormi tronchi cavi che venivano trasportati verso la chiesa di S. Gavino, dove poi siamo andati anche noi per vedere l’accensione dei fuochi, la benedizione del parroco come è tradizione, con la partecipazione diretta dei compaesani che sono via via arrivati fino a costituire un gruppo nutrito di partecipanti.
Per noi è stata un’altra esperienza che ha sottolineato la profonda differenza tra una vita cittadina e quella che si conduce in un centro piccolo: in città, specificamente a Firenze dove vivevamo, le occasioni di festa che riguardano l’intera città con manifestazioni tradizionali legate alla storia popolare, sono ormai ridotte allo “scoppio del carro” (per Pasqua) e alla “rificolona” (il 7 di settembre), oltre i fuochi artificiali di S. Giovanni, patrono della città. Peraltro queste feste sono ormai sempre meno “sentite” dai fiorentini, essendo diventate soprattutto una attrazione per i turisti, inoltre i ritmi della quotidianità non facilitano momenti di socializzazione collettiva.
La convivialità che abbiamo vissuto direttamente, il fermarsi a chiacchierare con persone che magari noi non conosciamo ancora ma dalle quali siamo conosciuti, il bere il vino come atto di manifesta partecipazione e di accettazione di chi te lo offre, l’essere resi partecipi di storie personali e di ricordi individuali, magari risalenti a qualche decennio in là, quando sas tuvas venivano trasportate con i carri a buoi e tutto il lavoro di preparazione era affidato completamente alla forza delle braccia, tutto ciò e altro ancora ci ha fatto tornare a casa con un senso di soddisfazione, con la consapevolezza di essere stati arricchiti da una nuova esperienza, oltre alla sensazione d’aver aggiunto un altro pezzo alla nostra integrazione nella comunità, per noi importante.
Ottimo tutto il vino che abbiamo bevuto, ed è stato tanto!

Ad atteros annos, cun salude

                                                                        Giovanna e Corrado

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