Quest’anno
abbiamo partecipato anche noi!
Lo
scorso anno, seguendo puntualmente il diario sempre aggiornato
del sito, venimmo a conoscenza della tradizionale festa de
“sas tuvas” che si teneva il 16 di gennaio, giorno di S.
Antonio abate. Ci incuriosì molto perché, da cittadini quali
eravamo, era per noi una novità che, in una normale giornata
feriale,
si festeggiasse con tanta partecipazione una ricorrenza che
risale ormai a tanto tempo fa: nelle città sono ormai perse
iniziative di questo genere, che hanno un alto valore nel
mantenimento delle tradizioni e contribuiscono alla
socializzazione attiva fra i membri di una comunità. Leggemmo
con interesse la cronaca dei preparativi e dello svolgimento,
guardando le foto che furono allegate, in una delle quali
riconoscemmo anche la nostra casa, poiché, come è
tradizione, sas tuvas passano in via Umberto nel percorso in
direzione del piazzale antistante la chiesa di S. Gavino:
allora commentammo che l’anno successivo saremmo stati ad
Aidomaggiore in quella ricorrenza e avremmo potuto partecipare
personalmente, come è stato.
Intorno alle 15.30 abbiamo sentito il rumore tipico dei
trattori che si avvicinavano e siamo usciti sulla porta:
abbiamo visto gli enormi tronchi cavi che venivano trasportati
verso la chiesa di S. Gavino, dove poi siamo andati anche noi
per vedere l’accensione dei fuochi, la benedizione del
parroco come è tradizione, con la partecipazione diretta dei
compaesani che sono via via arrivati fino a costituire un
gruppo nutrito di partecipanti.
Per noi è stata un’altra esperienza che ha sottolineato la
profonda differenza tra una vita cittadina e quella che si
conduce in un centro piccolo: in città, specificamente a
Firenze dove vivevamo, le occasioni di festa che riguardano
l’intera città con manifestazioni tradizionali legate alla
storia popolare, sono ormai ridotte allo “scoppio del
carro” (per Pasqua) e alla “rificolona” (il 7 di
settembre), oltre i fuochi artificiali di S. Giovanni, patrono
della città. Peraltro queste feste sono ormai sempre meno
“sentite” dai fiorentini, essendo diventate soprattutto
una attrazione per i turisti, inoltre i ritmi della
quotidianità non facilitano momenti di socializzazione
collettiva.
La convivialità che abbiamo vissuto direttamente, il fermarsi
a chiacchierare con persone che magari noi non conosciamo
ancora ma dalle quali siamo conosciuti, il bere il vino come
atto di manifesta partecipazione e di accettazione di chi te
lo offre, l’essere resi partecipi di storie personali e di
ricordi individuali, magari risalenti a qualche decennio in là,
quando sas tuvas venivano trasportate con i carri a buoi e
tutto il lavoro di preparazione era affidato completamente
alla forza delle braccia, tutto ciò e altro ancora ci ha
fatto tornare a casa con un senso di soddisfazione, con la
consapevolezza di essere stati arricchiti da una nuova
esperienza, oltre alla sensazione d’aver aggiunto un altro
pezzo alla nostra integrazione nella comunità, per noi
importante.
Ottimo tutto il vino che abbiamo bevuto, ed è stato tanto!
Ad
atteros annos, cun salude
Giovanna e
Corrado |