Aidomaggioresi illustri: 
don Giovanni Maria Medde

nato a Aidomaggiore il 13/09/1947 - deceduto il 19/11/2008 nella casa Salesiana di Selargius

INDICE SITO

RASSEGNA STAMPA: i necrologi


DIALOGO del 30/11/08: la scomparsa di Don Giovanni Maria Medde


19/11/08: "ricordino" dei parenti a 30 giorni dalla morte


11/05/09: Lettera mortuaria di Giomaria Medde


7/7/10: Don Medde visto dai Chierichetti di Aidomaggiore


le foto si possono ingrandire

Cogliamo l'occasione della celebrazione della Santa Messa in suffragio di Don Giovanni Maria Medde a otto giorni dalla sua scomparsa per ricordarlo in questa pagina.
Nanni è stato un valido collaboratore di questo sito. Nel mese di gennaio del 2006 è stata pubblicata una sua e-mail ( clicca per visualizzare ) che in pratica è una sua autobiografia. Successivamente è stato un susseguirsi di contatti telefonici e diretti in occasione delle sue visite a Aidomaggiore nel corso dei quali si è parlato a lungo del sito vagliando argomenti, fatti ecc. da inserire nello stesso.
Michele Deidda, suo "Angelo Custode", così veniva affettuosamente definito con molta gratitudine dai familiari di Nanni, ha gentilmente acconsentito alla nostra richiesta di scrivere qualcosa in suo ricordo e per questo lo ringraziamo molto.

Un Angelo in Paradiso

Giunge anche il tempo per ognuno di noi di salutare le persone a noi più care; con grande fatica ci si abitua all’idea di non rivederle più, a un’idea di separazione definitiva.
Ma la grande consolazione sta nella nostra FEDE: chi ha fede comprende che queste persone continuano a vivere in noi, ma soprattutto in GESÚ e che la Terra per noi è solo un passaggio.
Don Medde aveva fatto suo questo concetto; aveva capito che era solo di passaggio e che questa sua fede inattaccabile gli ha dato quella grande serenità con cui ha affrontato la sua malattia.
Quel male atroce e incurabile l’ha messo a dura prova, ma lui non si è intimorito: forte, fiero, orgoglioso e combattivo (grandi virtù ereditate dalla buonanima di Tiu Pedru, suo amatissimo padre) è andato avanti per la sua strada.
Un gran lavoratore; questo voleva Don Bosco dai suoi salesiani: mai fermarsi, lavorare sodo, soprattutto per i giovani. E John Medde (così mi piaceva chiamarlo ogni tanto), vi assicuro, che i giovani li amava e li considerava.
Era sempre circondato dai giovani, ma ciò che è più importante è che gli stessi gli volevano un gran bene.
In realtà lo cercavano tutti, giovani e meno giovani. Si volevano sfogare e confidare con lui, volevano magari scambiarci due chiacchiere o passare con lui dieci minuti piacevoli.
Confratelli, dipendenti dell’Istituto, ragazzi della casa famiglia, vecchi amici: chi gli esponeva i problemi sul lavoro; chi gli chiedeva consigli; chi voleva commentare la partita di calcio della domenica. E già! Lui tifava per il Cagliari, era un grande tifoso.
Anche in questo ambito si mostrava misurato, pacato, obbiettivo. Era veramente un intenditore; conosceva le squadre, i calciatori, i moduli di gioco, le tattiche.
E guai criticare duramente la sua squadra: lui ci ragionava su, estrapolava quali potevano essere i problemi tecnici e poi con cauto ottimismo diceva: “vedrai che il Cagliari si risolleva, vedrai che cela fa!” Fantastico!! Genuino, semplice, rassicurante.
Così era anche nella vita quotidiana. Traspariva una grande serenità interiore, una grande sicurezza di se; un perfetto equilibrio che dava inevitabilmente i suoi frutti. Infatti la sua presenza era una garanzia e una sicurezza per tutti. Tutto funzionava alla perfezione.
Attorno a lui ruotavano tutti gli affari economici dell’Istituto e anche, negli ultimi anni, dell’Ispettoria. Grosse responsabilità quindi, ma lui non si tirava certo indietro. A detta di tanti, se non di tutti, impersonava l’ideale di economo; questa era la sua mansione principale.
Compito difficile e delicato a cui lui ha saputo adempiere con efficienza, precisione e saggezza, anche di fronte a gravi problemi finanziari dovuti a una folle gestione governativa della Regione Sardegna. E questo declino rovinoso sia finanziario che strettamente educativo ( i giovani infatti hanno perso un punto di riferimento come i Salesiani ), è coinciso con un peggioramento del suo stato di salute. Ma lui era sempre in trincea; nulla lo spaventava. Ha lavorato addirittura fino al giorno prima di lasciarci. Mai si è lamentato del carico di lavoro, mai delle difficoltà, ma soprattutto mai ha abbassato la guardia di fronte alla malattia. Un vero esempio di mortificazione.
Forse non voleva pesare sulle spalle degli altri; era piuttosto il contrario. Era lui che porgeva la mano; aveva sempre uno spazio e una parola per tutti. Per alcuni era paterno, per altri diventava un fratello. I suoi confratelli li coccolava, li viziava; aveva mille attenzioni nei loro confronti. Un uomo di vera carità fraterna.
Però, come è anche giusto, si ritagliava anche qualche momento di relax e di svago: le partite del Cagliari allo stadio, una pizza con gli amici, una birra in compagnia, una semplice passeggiata. Comunque sempre in compagnia, insieme a qualcuno: non gli piaceva stare da solo.
Era proprio un “grande” ! Un giusto equilibrio tra l’essere un religioso, discreto e devoto, ma anche una persona semplice e comune, che sapeva stare anche al gioco e allo scherzo.
A un “vizio”, però, non poteva rinunciare: tornare appena possibile ad Aidomaggiore, suo paese natale. Sentiva proprio il bisogno di ricongiungersi per qualche giorno alle sue origini e alla sua gente.
In quei frangenti il distacco dalla città e dalla routine quotidiana era netto e assolutamente ritemprante. Si distendeva e si distraeva; era quasi una necessità quella di rincontrare parenti e amici che comunque non aveva mai dimenticato nè perso di vista.
Adorava il suo paese nel suo insieme, tanto che per lui era una grande soddisfazione farlo conoscere ai suoi amici “forestieri”.
Infatti la quotidianità di John presentava anche una parentesi dedicata a visitare su internet il sito di Aidomaggiore. Apprezzava tantissimo quest’idea: si teneva continuamente aggiornato su quanto capitava da quelle parti; in questo modo non si sentiva estraniato dalla realtà del suo paese: era proprio il suo orgoglio.
Chi conosceva don Medde immancabilmente conosceva Aidomaggiore, la sua gente, ma anche le sue tradizioni e i suoi prodotti tipici di cui lui faceva sfoggio ad ogni suo rientro.
Insomma, anche un uomo generoso, stimato e amato veramente da tutti; un uomo saggio che ha sempre vissuto con un occhio rivolto al Cielo, sapendo che quella era la sua meta e la Terra solo un passaggio.
Pertanto non sentiamoci da lui abbandonati: Gesù aveva bisogno di un Angelo in Paradiso e ha scelto lui.
Questa è solo la mia testimonianza: un amico che ha avuto la grande fortuna di conoscerlo e di condividere con lui gioie ma anche dolori. Di lui mi rimane un grande ricordo e l’orgoglio di essergli stato amico. Non lo dimenticherò mai.  Grazie John.
         

                                                                                                            Tuo fratellino
                                                                               
(col permesso di zia Ines !)

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19/11/08: "ricordino" dei parenti a 30 giorni dalla morte
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