Gli approfondimenti del diario - 6 febbraio 08: il due febbraio, come da tradizione si è celebrata la festa della CANDELORA. Nelle note di Adele Virdis  l'origine di questa festività e come, anche quest'anno, è stata festeggiata ad Aidomaggiore.                                        Le foto della cerimonia possono essere ingrandite.

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Il due febbraio cade tra l’equinozio d’inverno e l’equinozio di primavera. In questa data si celebra la Candelora, una festività legata alla luce. Il sole riprende il suo cammino, le giornate sono più lunghe, le natura dà segni di risveglio.

 La festa della Candelora è  una festa sentita dalla comunità parrocchiale di Aidomaggiore, che anche quest’anno si è recata in chiesa per celebrare questa ricorrenza, assistendo alla S. Messa, celebrata da don Tonino Carboni, alla benedizione dei ceri e partecipando alla processione, accompagnata dalle tre confraternite del Rosario, di Santa Croce e del Santissimo.
La “Candelora” rappresenta il giorno della Purificazione di Maria Vergine e per questo durante la S. Messa si celebra il rito della benedizione delle candele.
I ceri venivano poi conservati in casa per essere accesi, a invocare la protezione divina, nei momenti difficili e specialmente durante i temporali.
Quest’anno non essendoci s’impreu la statua è stata addobbata da signorina Ines Flore e da signorina Mariangela Ara.

La Candelora, ricorda il rito di purificazione che Maria Vergine seguì dopo aver dato alla luce Gesù, in conformità con la legge mosaica. Nel Levitico è infatti prescritto che
ogni madre che avesse dato alla luce un figlio maschio, sarebbe stata considerata impura per sette giorni, mentre per altri trentatre non  avrebbe dovuto partecipare a qualsiasi forma di culto, (vedi pagina del 2006).
Il rito della purificazione, compiuto da Maria in Palestina, passò a Roma e la festa divenne una solennità importante. A Roma, nel Medioevo, si compiva una lunghissima processione che partita da Sant'Adriano percorreva i fori, attraverso il colle Esquilino, raggiungeva la basilica di Santa Maria Maggiore.
In tempi più recenti, la processione si svolgeva intorno alla Basilica di San Pietro, al cui interno, sull'altare venivano poste delle candele, con un fiocco di seta rosso e argento con lo stemma papale. Venivano scelti tre ceri e il più piccolo veniva affidato al Papa, mentre gli altri due venivano affidati al diacono e al suddiacono. Dopo la benedizione, il Papa porgeva la sua candela al cameriere segreto,  con il paramano di seta bianca, utilizzato per proteggersi le mani dalla cera calda, e passava alla benedizione dei ceri che venivano donati ai fedeli.
                                             
Notizie storiche
La festa della Candelora fu istituita da papa Gelasio I, tra il 492 e il 496, dopo aver ottenuto dal Senato l'abolizione dei Lupercali, l'antico rito di purificazione che si celebrava a febbraio, per molti secoli ultimo mese dell'anno.
Il rito era diretto a cancellare le impurità accumulate nel corso e a recuperare la purezza indispensabile per iniziare bene il nuovo anno.
Lo stesso nome februarius deriva dalla parola februa (di probabile origine sabina) e che significava, proprio "purificazione".
I Lupercali venivano celebrati il giorno 13 con tratti distintivi tipicamente pastorali da far supporre che la festa fosse anteriore alla fondazione di Roma. Il momento fondamentale del rito era quello in cui i sacerdoti, detti lucerci: "allontanatori dei lupi", sacrificavano una capra nella grotta del Lupercale, (ritrovata di recente
sotto la casa di Augusto)  ai piedi del Palatino, dove la lupa avrebbe allattato Romolo e Remo. Col sangue dell'animale sacrificato toccavano la fronte di due ragazzi, deterso subito con un panno di lana intriso di latte. La pelle della capra veniva tagliata in piccole strisce e con esse si fabbricavano delle fruste con cui, correndo attorno al Palatino, percuotevano la popolazione che veniva cosi februata, ossia purificata, in modo particolare le donne, che pensavano così di assicurarsi la fertilità. Intervenne poi la Chiesa….e la storia è ormai nota.
                                                                                                                           
(Adele Virdis)

Dal Vangelo di Luca (2,22-40)
«Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, [Giuseppe e Maria] portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.»

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