Il
due febbraio cade tra l’equinozio d’inverno e l’equinozio di
primavera. In questa data si celebra la Candelora, una festività
legata alla luce. Il sole riprende il suo cammino, le giornate sono più
lunghe, le natura dà segni di risveglio.
La festa della Candelora
è una festa sentita
dalla comunità parrocchiale di Aidomaggiore, che anche quest’anno
si è recata in chiesa per celebrare questa ricorrenza, assistendo
alla S. Messa, celebrata da don Tonino Carboni, alla benedizione dei
ceri e partecipando alla processione, accompagnata dalle tre
confraternite del Rosario, di Santa Croce e del Santissimo.
La “Candelora” rappresenta il giorno della Purificazione di Maria
Vergine e per questo durante la S. Messa si celebra il rito della
benedizione delle candele. I ceri
venivano poi conservati in casa per essere accesi, a invocare la
protezione divina, nei momenti difficili e specialmente durante i
temporali.
Quest’anno non essendoci s’impreu la statua è stata addobbata da
signorina Ines Flore e da signorina Mariangela Ara.
La Candelora, ricorda il rito di purificazione che Maria Vergine seguì
dopo aver dato alla luce Gesù, in conformità con la legge mosaica.
Nel Levitico è infatti prescritto che ogni madre che avesse
dato alla luce un figlio maschio, sarebbe stata considerata impura per
sette giorni, mentre per altri trentatre non
avrebbe dovuto partecipare a qualsiasi forma di culto, (vedi
pagina del 2006).
Il rito della purificazione, compiuto da Maria in Palestina, passò a
Roma e la festa divenne una solennità importante.
A Roma, nel Medioevo, si compiva una lunghissima processione che
partita da Sant'Adriano percorreva i fori, attraverso il colle
Esquilino, raggiungeva la basilica di Santa Maria Maggiore.
In tempi più recenti, la processione si svolgeva intorno alla
Basilica di San Pietro, al cui interno, sull'altare venivano poste
delle candele, con un fiocco di seta rosso e argento con lo stemma
papale. Venivano scelti tre ceri e il più piccolo veniva affidato al
Papa, mentre gli altri due venivano affidati al diacono e al
suddiacono. Dopo la benedizione, il Papa porgeva la sua candela al
cameriere segreto, con il
paramano di seta bianca, utilizzato per proteggersi le mani dalla cera
calda, e passava alla benedizione dei ceri che venivano donati ai
fedeli.
Notizie storiche
La festa della Candelora fu istituita da papa Gelasio I, tra il 492 e
il 496, dopo aver ottenuto dal Senato l'abolizione dei Lupercali,
l'antico rito di purificazione che si celebrava a febbraio, per molti
secoli ultimo mese dell'anno.
Il rito era diretto a cancellare le impurità accumulate nel corso e a
recuperare la purezza indispensabile per iniziare bene il nuovo anno.
Lo stesso nome februarius deriva dalla parola februa (di probabile
origine sabina) e che significava, proprio "purificazione".
I
Lupercali venivano celebrati il giorno 13 con tratti distintivi
tipicamente pastorali da far supporre che la festa fosse anteriore
alla fondazione di Roma. Il momento fondamentale del rito era quello
in cui i sacerdoti, detti lucerci: "allontanatori dei lupi",
sacrificavano una capra nella grotta del Lupercale, (ritrovata di
recente sotto la casa di Augusto)
ai
piedi del Palatino, dove la lupa avrebbe allattato Romolo e Remo. Col
sangue dell'animale sacrificato toccavano la fronte di due ragazzi,
deterso subito con un panno di lana intriso di latte. La pelle della
capra veniva tagliata in piccole strisce e con esse si fabbricavano
delle fruste con cui, correndo attorno al Palatino, percuotevano la
popolazione che veniva cosi februata, ossia purificata, in modo
particolare le donne, che pensavano così di assicurarsi la fertilità.
Intervenne poi la Chiesa….e la storia è ormai nota.
(Adele Virdis)
Dal
Vangelo di Luca (2,22-40)
«Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la
Legge di Mosè, [Giuseppe e Maria] portarono il bambino a
Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge
del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e
per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani
colombi, come prescrive la Legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone,
uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto
d’Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva
preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver
veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò
al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per
adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: «Ora
lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua
parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le
genti e gloria del tuo popolo Israele». Il padre e la madre di
Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li
benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la
rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di
contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori.
E anche a te una spada trafiggerà l’anima».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della
tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col
marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta
vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai
dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.
Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e
parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di
Gerusalemme.
Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore,
fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. Il
bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la
grazia di Dio era sopra di lui.» |
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