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All'Amministrazione Comunale, alla Proloco, ai responsabili dell'organizzazione della Rassegna dell'organetto, ai convenuti

Voglio esprimere un ringraziamento profondo per l'onore di questo ulteriore invito a svolgere il mio lavoro di etnomusicologo a Aidomaggiore che ho accolto come la riconferma dell'apprezzamento e della amicizia che qua sempre ritrovo.
Ma quest'oggi sento che il modo migliore di fare il mio mestiere sia attraverso questa lettera rispetto allo svolgimento della tematica in programma, per il senso più intimo che do al mio essere etnomusicologo, che è quello di considerare la ricerca tanto più proficua quanto più si instaurano rapporti umani veri, duraturi e profondi. E il rapporto che mi legava a Filiberto Flore era, in questo senso, speciale; tanto da non poter far altro, a così pochi giorni dalla sua scomparsa, che utilizzare lo spazio che mi è stato qui riservato per ricordarlo.
Filiberto è stata la persona del paese che mi ha accolto per primo, quando nei primi mesi del 2001 stavo svolgendo una mia ricerca sui canti registrati negli anni Cinquanta da mio nonno Ovidio Addis anche a Aidomaggiore. Ricordo che contattai telefonicamente il figlio Giuseppe, su consiglio di un comune amico. Al mio arrivo mi aspettavo di trovare lui, che evidentemente non era libero e aveva mandato ad accogliermi il padre al bar di via Roma.
Filiberto mi fece delle domande sulla mia ricerca ma non si espose per quello che piano piano si sarebbe rivelato ossia la vera memoria storica del canto aidomaggiorese; voleva che fosse il figlio, come da premesse telefoniche, il principale interlocutore di quella ricerca. Eppure lui era addirittura presente durante quelle storiche sedute di registrazione e si ricordava per filo e per segno quell'evento. Questo modo di fare si sarebbe sempre confermato nelle tante Settimane Sante che abbiamo condiviso: è sempre stato pronto a fare un passo indietro a favore dei giovani, pur essendo, sapendo di esserlo, il più esperto e autorevole esponente del canto aidomaggiorese. Quanto è preziosa l'umiltà, soprattutto se a professarla sono i grandi. In Filiberto trovavo soprattutto questo e per questo lo trovavo speciale. Don Tonino nell'omelia funebre ha insistito sull'importanza di dare, nel segno dell'operato di Filiberto, continuità culturale nel passaggio generazionale. Sono sicuro che nel solco già così ben tracciato, rappresentato dall'attuale cuntzertu, non potrebbe agire fertilizzante migliore di quella Umiltà. Ancora grazie e i miei migliori auguri per la riuscita della manifestazione.

                                                                                                                      MICHELE MOSSA