La
tradizione del Carnevale Aidomaggiorese si perde nella notte dei tempi.
Rivangando nella memoria dei più anziani del paese, abbiamo raccolto le
notizie che seguono.
Il Carnevale iniziava (e ancora oggi inizia) con la festa della vigilia di
S. Antonio – “Sas Tuvas” – il 16 gennaio. La prima domenica
successiva a questa data iniziava il periodo del “Carrasegare”, per
terminare il Mercoledì delle Ceneri, primo giorno di Quaresima.
Per i festeggiamenti, ci si organizzava in “Sotzios”, gruppi
plurifamiliari che si riunivano in un locale chiamato appunto Sotziu
(che poteva essere la casa di abitazione di uno dei componenti o un altro
locale qualsiasi che fosse abbastanza accogliente) dove si ballava per
tutto il periodo di Carnevale. Solitamente ogni Sotziu aveva il suo
fisarmonicista.
Con la ricorrenza di “S. Maria ‘e Candelas” (La Candelora),
il 2 febbraio, avevano inizio i balli in piazza, ai quali partecipava
tutta la popolazione. La piazza dove si tenevano questi festeggiamenti è
tuttora denominata “Piazza Balli”. Oggi il raduno è stato
spostato presso un cortile adiacente il fabbricato delle Scuole
Elementari, più spazioso e confortevole. La Piazza
dove si svolgono i balli viene detto “Su Carruzu”. I
balli in piazza proseguono ogni domenica, fino al Martedì Grasso.
Durante questo periodo, ogni Sotziu si organizzava per formare dei gruppi
di persone in maschera per la partecipazione ai balli in piazza. Il
segnale di raduno in Piazza Balli veniva dato dai suonatori di “Cointrotza”,
(un ballo caratteristico del Carnevale Aidomaggiorese, che descriveremo
meglio in seguito), che suonando Triangolo, Tamburo e Organetto,
compivano alcuni giri per le vie del paese. Al trio musicale si accodavano
altre persone e gruppi di maschere, per arrivare in Piazza Balli dove i
festeggiamenti proseguivano fino al tramonto.
La “maschera” di Aidomaggiore è molto varia, lo scopo principale non
è sfoggiare costumi sfarzosi, ma non farsi assolutamente riconoscere,
e per ottenere questo risultato ogni indumento è buono. Negli ultimi
giorni di Carnevale invece, ci sono, sempre per tradizione antica, dei
costumi specifici:
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Domenica, costumi sardi tradizionali, maschili e femminili,
maschere e travestimenti a tema libero;
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Lunedì, colore predominante il bianco, con le maschere
“A Lenzolu”, ci si veste completamente con lenzuola bianche,
appuntate e legate addosso senza alcuna cucitura;
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Martedì, colore predominante il nero, in segno di
lutto per la fine del Carnevale, ci si veste, sempre in maschera, con gli
antichi abiti tradizionali da lutto o con altri abiti comunque neri.
Il Martedì Grasso si porta a spasso “Re Zorzi”. Zorzi è
un fantoccio che rappresenta il Carnevale, di dimensioni umane, viene
realizzato con vecchi indumenti imbottiti, installando all’interno (zona
tra lo stomaco e la cassa toracica) un contenitore, che può essere un bidone
o una damigianetta.
Al contenitore sono collegati due tubi di gomma, uno in entrata
collocato nella bocca del fantoccio, ed uno in uscita nella zona
inguinale. Zorzi viene portato in giro da un gruppo di ragazzi vestiti con
l’abito femminile antico
da lutto, che piangono disperati per la sua fine imminente, le
persone che li incontrano, offrono da bere al fantoccio (riempiendo il
contenitore interno) e le “piangenti” a loro volta offrono da bere al
pubblico, spillando il vino dalla pompa situata nella zona inguinale
(scena piuttosto comica). A conclusione della serata del Martedì, e
quindi di tutto il Carnevale, Zorzi viene processato per tutte le
marachelle commesse durante il periodo carnevalesco, condannato a morte,
viene impiccato e poi il suo corpo viene bruciato pubblicamente.
A fine serata, il Martedì, si cantano “Sas Laudes de Carrasegare”
(Le Lodi del
Carnevale), con le quali, riprendendo la metrica e la melodia delle
Laudes religiose cantate in onore dei Santi, si lodava il Carnevale.
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Il Mercoledì delle Ceneri (Mèrcuris de Lissìu)
ormai il Carnevale è finito, non si balla per rispetto alla Quaresima, ma
per concludere in bellezza, gruppi di uomini vestiti a lutto (sempre abito
antico femminile) e con il viso annerito dalla fuliggine ottenuta dal
sughero bruciato, vagano piangenti per il paese e si fermano nelle case
delle famiglie appartenenti al proprio Sotziu, per fare una questua degli
ingredienti necessari a cucinare delle frittate (sas zippulas) che
verranno consumate la notte stessa per cena.
In conclusione, bisogna dire che anche se in queste pagine abbiamo usato
dei verbi coniugati al passato, Su Carrasegare, ad Aidomaggiore, si svolge
ancora oggi in questo modo, anche se con l’andare del tempo si è
indebolita la figura de Su Sotziu come unità propositiva centrale e
fondamentale. |