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gennaio - febbraio:  Carnevale

  "Su Carrasegare"


                                                         
                                                         di Giuseppe Flore

La tradizione del Carnevale Aidomaggiorese si perde nella notte dei tempi. Rivangando nella memoria dei più anziani del paese, abbiamo raccolto le notizie che seguono.
Il Carnevale iniziava (e ancora oggi inizia) con la festa della vigilia di S. Antonio – “Sas Tuvas” – il 16 gennaio. La prima domenica successiva a questa data iniziava il periodo del “Carrasegare”, per terminare il Mercoledì delle Ceneri, primo giorno di Quaresima. 
Per i festeggiamenti, ci si organizzava in “Sotzios”, gruppi plurifamiliari che si riunivano in un locale chiamato appunto Sotziu (che poteva essere la casa di abitazione di uno dei componenti o un altro locale qualsiasi che fosse abbastanza accogliente) dove si ballava per tutto il periodo di Carnevale. Solitamente ogni Sotziu aveva il suo fisarmonicista. 
Con la ricorrenza di “S. Maria ‘e Candelas” (La Candelora), il 2 febbraio, avevano inizio i balli in piazza, ai quali partecipava tutta la popolazione. La piazza dove si tenevano questi festeggiamenti è tuttora denominata “Piazza Balli”. Oggi il raduno è stato spostato presso un cortile adiacente il fabbricato delle Scuole Elementari, più spazioso e confortevole. La Piazza  dove si svolgono i balli viene detto “Su Carruzu”. I balli in piazza proseguono ogni domenica, fino al Martedì Grasso.
Durante questo periodo, ogni Sotziu si organizzava per formare dei gruppi di persone in maschera per la partecipazione ai balli in piazza. Il segnale di raduno in Piazza Balli veniva dato dai suonatori di “Cointrotza”, (un ballo caratteristico del Carnevale Aidomaggiorese, che descriveremo meglio in seguito), che suonando Triangolo, Tamburo e Organetto, compivano alcuni giri per le vie del paese. Al trio musicale si accodavano altre persone e gruppi di maschere, per arrivare in Piazza Balli dove i festeggiamenti proseguivano fino al tramonto. 
La “maschera” di Aidomaggiore è molto varia, lo scopo principale non è sfoggiare costumi sfarzosi, ma non farsi assolutamente riconoscere, e per ottenere questo risultato ogni indumento è buono. Negli ultimi giorni di Carnevale invece, ci sono, sempre per tradizione antica, dei costumi specifici:
-            Domenica, costumi sardi tradizionali, maschili e femminili, maschere e travestimenti a tema libero;
-            Lunedì, colore predominante il bianco, con le maschere “A Lenzolu”, ci si veste completamente con lenzuola bianche, appuntate e legate addosso senza alcuna cucitura;
-            Martedì, colore predominante il nero, in segno di lutto per la fine del Carnevale, ci si veste, sempre in maschera, con gli antichi abiti tradizionali da lutto o con altri abiti comunque neri.
Il Martedì Grasso si porta a spasso “Re Zorzi”. Zorzi è un fantoccio che rappresenta il Carnevale, di dimensioni umane, viene realizzato con vecchi indumenti imbottiti, installando all’interno (zona tra lo stomaco e la cassa toracica) un contenitore, che può essere un bidone o una damigianetta.  Al contenitore sono collegati due tubi di gomma, uno in entrata collocato nella bocca del fantoccio, ed uno in uscita nella zona inguinale. Zorzi viene portato in giro da un gruppo di ragazzi vestiti con l’abito femminile antico  da lutto, che piangono disperati per la sua fine imminente, le persone che li incontrano, offrono da bere al fantoccio (riempiendo il contenitore interno) e le “piangenti” a loro volta offrono da bere al pubblico, spillando il vino dalla pompa situata nella zona inguinale (scena piuttosto comica). A conclusione della serata del Martedì, e quindi di tutto il Carnevale, Zorzi viene processato per tutte le marachelle commesse durante il periodo carnevalesco, condannato a morte, viene impiccato e poi il suo corpo viene bruciato pubblicamente.
A fine serata, il Martedì, si cantano “Sas Laudes de Carrasegare (Le Lodi del  Carnevale), con le quali, riprendendo la metrica e la melodia delle Laudes religiose cantate in onore dei Santi, si lodava il Carnevale.
-          Il Mercoledì delle Ceneri (Mèrcuris de Lissìu) ormai il Carnevale è finito, non si balla per rispetto alla Quaresima, ma per concludere in bellezza, gruppi di uomini vestiti a lutto (sempre abito antico femminile) e con il viso annerito dalla fuliggine ottenuta dal sughero bruciato, vagano piangenti per il paese e si fermano nelle case delle famiglie appartenenti al proprio Sotziu, per fare una questua degli ingredienti necessari a cucinare delle frittate (sas zippulas) che verranno consumate la notte stessa per cena. 

In conclusione, bisogna dire che anche se in queste pagine abbiamo usato dei verbi coniugati al passato, Su Carrasegare, ad Aidomaggiore, si svolge ancora oggi in questo modo, anche se con l’andare del tempo si è indebolita la figura de Su Sotziu come unità propositiva centrale e fondamentale.

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