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La mattina del
16 gennaio è nebbiosa, la pioggia cade incessante ma i confratelli
si ritrovano puntali alle dieci presso il nuraghe Sa Jua dove sono
sistemate Sas Tuvas, anche Franco è puntuale, l’escavatore è
pronto per le operazioni di carico sui carrelli dei trattori, in un
battibaleno la Tuva dei confratelli viene caricata. Gli altri
componenti dei sotzios delle altre Tuvas non si sono ancora visti.
Si cerca uno spazio riparato dal nuraghe per poter accendere un
fuoco, ma è impossibile visto che la pioggia aumenta sempre di più.
Si decide di rientrare in paese per preparare il pranzo, perché non
si può arrostire la carne all’aperto.
I confratelli di Santa Croce, dopo il pranzo a base di sumene,
sarditza, petza imbinada, coradedda e sambene de anzone sono in
ritardo, risalgono al nuraghe ma il corteo dei trattori con le Tuvas
è già partito, così il gruppo viene raggiunto all’entrata del
paese.
Come ogni anno, lo strombazzare dei clacson dei trattori e delle
macchine è assordante, ogni tanto ci si ferma per invitare qualche
temerario che aspetta il passaggio delle Tuvas sotto la pioggia.
All’altezza di via Eleonora ci sono alcuni esemplari di alberi d’arancio
stracarichi di frutti, è un invito per i giovani che stanno sui
carrelli dei trattori cogliere i frutti e lanciarseli l’un l’altro
creando un po’ di scompiglio nei vari gruppi.
Finalmente si arriva sul sagrato della chiesa di San Gavino, la
pioggia è sempre più insistente, la piazza è diventata un
pantano, ma i baldi giovani non si fanno scoraggiare, le operazioni
di scarico vengono effettuate come al solito con celerità e
destrezza, un folto numero di persone si è aggregato per dare una
mano al tiraggio delle funi per innalzare i tronchi.
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Alle
17.00 quando don Tonino è uscito dalla chiesa per benedire il fuoco
le Tuvas stavano ardendo a meraviglia a dispetto della pioggia, l’incenso
è stato acceso nel turibolo con la brace dei fuochi.
Dopo il canto dei Vespri ed il canto della Laude a Sant’Antonio
tutti i fedeli sotto l’ombrello, imbacuccati nei cappotti, si sono
soffermati ad ammirare il rogo dei tronchi ed a degustare il vino
bianco di Aidomaggiore offerto dai vari comitati.
A parte l’interruzione per la cena la piazza è stata gremita per
tutta la notte curando che i tronchi bruciassero a dovere, e verso
mezzanotte, i resti delle tuvas sono stati ammucchiati in modo che
ardessero tutti insieme.
La mattina del 17 il cielo è limpido, sgombro da nubi, la
temperatura è gradevole, i resti dei tronchi bruciano ancora, tutto
è pronto per la processione con il Santo.
Alle 11.00 in punto parte la processione per le vie del paese, al
rientro viene officiata la messa ed al termine vengono offerti ai
fedeli i tradizionali dolci di Sant’Antonio, Tziriccas de saba e
de mendula e Sa Panada offerte quest’anno dal devoto di turno.
La festa si è conclusa con il pranzo conviviale in ognuno dei
quattro sotzios.
ATTEROS ANNOS MENZUS !
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