LA PESCA AD AIDOMAGGIORE

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di ADELE VIRDIS

L’attività piscatoria ad Aidomaggiore vanta una modesta storia, legata in modo particolare alle necessità economiche della popolazione nel periodo che va dal primo al secondo dopoguerra.
Non ho, purtroppo, avuto modo di conoscere la situazione precedente, mentre oggi si caratterizza, soprattutto, come pesca sportiva.
La povertà delle famiglie induceva i suoi membri ad integrare le magre risorse agricole con una modesta attività piscatoria, che compivano “in sos rios” e in seguito, con la realizzazione della diga di Santa Chiara e la creazione del Lago Omodeo, negli anni ‘20 del 1900, anche  “in su lagu”.
Il signor Angelino Ara, nato ad Aidomaggiore nel 1926, ricorda che “su lagu in s’istiu no fuidi prenu comente in s’ierru, b’abbarrian sos poios, e si piskiada a sa minuda, a manos”. Certo è, che se le pozze erano molto profonde, si pescava usando la canna con la lenza oppure le pozze venivano prosciugate e il pesce preso con le mani. Nel caso in cui si trattasse di anguille, Tiu Anzelinu, da ottimo calzolaio, usava “sa sula”, ago da calzolaio, che inseriva in un manico di legno, oppure le cosiddette forbici dentate. I ricordi di Tiu Anzelinu, sono stati confermati dal sig. Luigi Putzulu, nato a Magenta e morto ad Aidomaggiore nel 2005, e dal sig. Michelino Niola, nato ad Aidomaggiore nel 1914.
Tiu Luigi mi raccontava, inoltre, che nel secondo dopoguerra, gli ami erano fatti anche di “spina santa” e legati ad una canna con lo spago. Con questi ami si pescavano tinche, anguille, boga e trote. Tiu Luigi in fatto di pesca era un vero pozzo di scienza. Mi raccontava che soprattutto per pescare nei corsi d’acqua, erano costruite NASSE e “SOS SERRAOS”, e poste nei punti in cui c’era maggiore corrente. La nassa costruita di canne era legata all’imboccatura, cosicché l’acqua correva al suo interno e il pesce vi rimaneva intrappolato.
La storia più simpatica e divertente, mi è stata raccontata da Tiu Michelinu, anche se sfortunatamente, non potrò raccontarvi tutti i particolari ironici e divertenti, ma solo i dati legati all’intervista.  
La sua famiglia comprò la barca, che varò col nome di Santa Barbara, nel 1925 e la teneva ancorata presso il lago. Lui, il suo babbo e i suoi fratelli, non sapevano governarla, erano del tutto inesperti, perciò fu il sacerdote, “Preide Tanda” di Bosa, ad insegnare loro sia a governare la barca sia a nuotare. Per la pesca, ricorda che usavano sia la rete, che le nasse “ de juncu mascru”, ed anche il palamito, mentre l’esca usata era un verme di terra detto in sardo “pappu”, usato ancora oggi.
La pesca era consentita tutto l’anno, ma era necessario avere la licenza, che era rilasciata dalla questura di Cagliari.
Essi rimasero in attività circa otto anni, e il pesce che riuscivano a catturare veniva in gran parte venduto, il resto usato per il fabbisogno familiare.
Un’altra prassi consisteva in “sa lua”. In pratica, venivano gettate nell’acqua le foglie dell’euforbia, pianta velenosa, che intontivano il pesce, che poteva essere tranquillamente catturato con le mani, senza difficoltà. Una pratica da evitare, perché avvelena l’acqua, con gravi danni alla flora e alla fauna acquatiche, alterando il fragile equilibrio biologico della natura.
Oggi la pesca è  praticata, soprattutto, a livello sportivo. Con il nuovo invaso lacustre, si è rigenerato il rio sotto il ponte di Ispinedu, che in quest’ultimo anno  ha visto la presenza di un nutrito numero di pescatori giovani e meno giovani, che animati tutti di buona volontà, hanno pescato un gran quantità di ottimo pesce. Vengono anche organizzate delle gare di pesca, a cui partecipano numerosi sportivi sia di Aidomaggiore che di altri paesi.
Per poter avere accesso all’attività piscatoria è necessario possedere regolare licenza, della durata di cinque anni e rilasciata dall’assessorato dell’Ambiente e Territorio, sezione Pesca e Caccia, e rispettare i tempi del fermo biologico, che consente la riproduzione in tutta tranquillità.

La Regione, intanto, cerca di adeguarsi alle normative statali ed europee in materia di pesca. Infatti, la Giunta il 22 febbraio 2005 ha approvato un disegno di legge, che facilita la strada per l’attuazione di un piano regionale delle attività di pesca e di acquacoltura.

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