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Sant’Antoni
‘e su fogu 2006
di Adele
Virdis e Mario Atzori
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Si
è rinnovata anche quest’anno la festa di Sant’Antonio Abate con le
tradizionali Tuvas. Il sabato precedente la festa, di buon mattino, i
membri delle tre Confraternite (Santa Rughe, Su Sennore e Su Rosariu) si
sono recati in campagna per abbattere l’albero cavo da sacrificare in
onore del Santo. Con l’ausilio dei mezzi meccanici moderni non è stato
particolarmente faticoso, infatti l’escavatore ha buttato giù
l’albero che in un battibaleno è stato liberato dei vari rami secchi e
caricato sul carrello del trattore. (Anticamente queste operazioni
venivano fatte manualmente con picconi, asce ed una buona dose di olio di
gomito, ed alla fine il tronco veniva caricato sul carro a buoi per essere
trasportato in paese).
Durante queste operazioni di taglio e carico i Confratelli hanno acceso un
bel fuoco sia per riscaldarsi, poiché la campagna era imbiancata dalla
brina notturna, sia per consumare una frugale colazione a base di
capocollo, sumene arrustiu (5 kg.!!) e petza imbinada
e tanto tanto vino nuovo bianco e rosso.
Al termine dello spuntino la combriccola si è trasferita a Su Padru,
vicino al nuraghe Sa Jua dove la tuva è stata scaricata ed incisa la
consueta croce.
La giornata della vigilia (il 16 gennaio) è cominciata con il raduno
presso il nuraghe dove è giunta anche la compagnia di caccia grossa che
ha portato anch’essa una bella tuva. Nel primo pomeriggio sas tuvas sono
state caricate sui trattori e si è partiti in corteo verso Aidomaggiore
intorno alle 15.00.
Naturalmente il carico dei trattori oltre ai tronchi e al personale
consiste anche in un carico di vino, infatti vengono invitate a bere un
bicchierino tutte le persone che si incontrano lungo il cammino, compresi
gli automobilisti di passaggio.
Al suono degli organetti che stavano sui trattori e il chiassoso
strombazzare dei clacson delle macchine in corteo si è attraversato il
paese per giungere nel piazzale antistante la chiesa di San Gavino.
Completate le operazioni di scarico e innalzamento delle Tuvas, al suono
delle campane che invitavano al vespro, si è proceduto all’accensione
dei tronchi. Don Tonino prima di iniziare la funzione, che come da
tradizione si tiene nella chiesa di San Gavino, addobbata dalle prioresse
di Santa Croce, ha benedetto i fuochi e con le braci è stato acceso
l’incenso.
Il solenne vespro ha visto la partecipazione di molti fedeli, che con
grande fede hanno cantato i gosos in onore “de Sant’Antoni”,
addobbato, per l’occasione, dalla famiglia Bellu, a cui quest’anno
spettava la festa religiosa, in virtù di un antico legato, che condivide
con altre famiglie del paese con le quali si alterna negli anni.
Dopo il canto dei vespri, il piazzale ha visto il continuo via vai degli
Aidomaggioresi che accorrevano ad ammirare le bellissime e “brucianti”
tuvas, molti di essi si fermavano a bere e a mangiare le tradizionali
“tzerikas” di mandorle e di sapa e “sa panada o tureddu”
anch’esso di sapa, che la confraternita di Santa Croce, che festeggiava
riunita con le famiglie in un locale nei pressi della Chiesa di San
Gavino, offriva con grande allegria e generosità, secondo l’antica
tradizione dell’accoglienza.
Il giorno della festa, alle 11, nella Chiesa di San Gavino, don Tonino,
dopo la processione per le vie del paese con la statua del santo portata a
braccia dai confratelli di nome Antonio, ha celebrato la Santa Messa in
onore del Santo Eremita. |
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