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       CHIESA
      DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE 
       
      Testo dell'articolo scritto e pubblicato nel 2004 sul
      "Dialogo", quindicinale cattolico  di informazione della
      Diocesi Alghero - Bosa, da Don Tonino Carboni che ha consegnato il testo
      originale autorizzandone la pubblicazione anche in questo CD. 
      La chiesa di Santa Maria sorge al
      margine dell'altopiano, che sovrasta la valle dove scorre il torrente
      Siddo. La posizione elevata ed il grande valore strategico hanno portato
      alla valorizzazione del sito, fin dalla più remota antichità. Il nome
      "Sa Bastia", con cui è denominato ad Aidomaggiore, ne indica il
      ruolo e la funzione di fortezza e luogo di difesa. Fu abitato dai
      nuragici, usato dai punici e valorizzato dai Romani. Resti archeologici e
      presenza di tombe lo testimoniano. 
      Per il Medio Evo nel Condaghe di S. Maria di Bonarcado (specie di libro di
      amministrazione o di diario degli avvenimenti importanti), nella scheda n°
      32 si legge che nel 1242 "Donnu Petru Murtinu" il giorno
      mercoledì 25 del mese di Santu Sadurru, donò al Priore Arrigo di S.
      Maria di Bonarcado la chiesa di S. Maria de Sorrachesos cum su saltu de
      Sorrachesos". Ancora oggi questa chiesa, nei paesi del circondario,
      è denominata Santa Maria de Orracu e le campagne adiacenti sono
      denominate "Orracu", chiara derivazione dal termine "Sorrachesos".
      Nello stesso Condaghe si parla del paese di "OROGOGO", oggi
      distrutto, che sorgeva vicino alla chiesa di Santa Maria. Questa poteva
      essere la chiesa parrocchiale di tale paese. Secondo alcuni il nome "Sorrachesos"
      vorrebbe dire abitanti di Orogogo, corruzione o abbreviazione di "Orogoghesos". 
      Nel Condaghe poi si parla di altri territori adiacenti o molto vicini a
      Santa Maria: 
      "Alisandro" oggi denominato "Su Lisandru". 
      "Bia de Cotzula", territorio della valle di Domusnovas
      oggi denominato "Conculas", terra calcarea bianca con resti di
      conchiglie fossili, (in sardo "Cotzula"). 
      A poco più di un Km. da Santa Maria, c'è la località oggi denominata
      "MuraUrmu". Dal Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, scheda n°
      165, sappiamo che a "Mura d'Ulumos" c'era una "domestia",
      cioè una specie di fattoria, case sparse in terreni coltivati a cereali,
      che apparteneva al monastero di Bonarcado. Questo sito è denominato
      "olmetum" nel Codex Diplomaticus Sardiniae del Tola. Lo ricorda
      nel doc. 53 anno 1263, perché qui passò la notte tra venerdì 18 maggio
      e il sabato, il  Vescovo
      Federico Visconti di Pisa, Legato Papale in visita pastorale in Sardegna
      nel 1263, nel viaggio da Bonarcado ad Ottana, dove giunse nella giornata
      del sabato per celebrarvi la festa di Pentecoste. "Mura Urmu",
      "Mura d'Ulumos" e "Olmetum" vogliono dire: terreno con
      olmi e, per gli studiosi indicano lo stesso sito. 
      Dimorando così vicino a Santa Maria, sarà venuto il Visconti a pregare o
      celebrare messa nell' antica chiesa romanica della nostra S. Maria ?. 
      Da quanto detto si desume che sia bene accertata l' importanza storica di
      questo territorio, della chiesa, del culto e grande devozione alla
      Madonna, da parte dei suoi abitanti. 
      Oggi non esiste più l'antica chiesa del 1242. L 'attuale è del secolo
      XVII°. Lo testimonia la presenza del bellissimo altare in trachite rosa,
      che risulta di tale epoca. 
      Infatti è simile alla nicchia esistente nel cosiddetto "Archivietto"
      della Cattedrale d’Oristano e qualcosa di rassomigliante (come il
      timpano aperto e i doppi capitelli) esiste nelle porte laterali del
      presbiterio della chiesa parrocchiale di Sorradile. 
      Nel seicento, Aidomaggiore apparteneva alla Diocesi di Oristano, come oggi
      vi appartiene Sorradile. La trachite rosa, materiale con cui è fatto il
      nostro altare proviene da tale zona, per cui è facile desumere che anche
      questo altare fu realizzato dalle stesse maestranze, che operarono in
      quelle chiese o, se diverse, ne risentirono fortemente l'influsso. 
      Le rassomiglianze fra la nicchia dell' Archivietto e quella di Santa Maria
      sono queste: 
      Tutta la base dentellata, i due peduncoli alla base delle colonne, le
      colonne scanalate, i doppi capitelli, i due basamenti del timpano, dei
      quali il superiore dentellato, (a Santa Maria sono entrambi dentellati).
      Il timpano con il vertice superiore aperto è presente nelle due nicchie.
      Questa apertura racchiude un medaglione o uno stemma. 
      Ad Oristano si vede chiaramente l'albero sradicato, stemma della casa
      d'Arborea. 
      Ad Aidomaggiore questo medaglione è quasi illeggibile. In tutte e due la
      sommità della nicchia è lavorata a forma di conchiglia. 
      Si conoscono le date di costruzione da uno studio della Signora Maria
      Manconi del 1954. Risulta cosi che nel 1622 il Capitolo della Cattedrale
      decise la costruzione dell' Archivietto e nel 1627 stabilì il pagamento
      dell'opera del maestro Francesco Orrù e Melchiorre Uda, soddisfatti per
      la "Bona Obra". 
      Riguardo all'imitazione di
      Sorradile, si sa che la facciata è del 1636 e tutta la chiesa fu conclusa
      nel 1642 dal maestro Antonio Pinna. 
      Le evidenti rassomiglianze ci assicurano che l' attuale chiesa di Santa
      Maria è da comprendere fra gli anni 1622 e il 1642. 
      Non può essere anteriore, perché in genere le novità stilistiche
      arrivavano prima al centro e poi si propagavano nelle periferie. Quindi la
      sua riedificazione sarebbe o fra quegli anni o poco posteriore ad essi. 
      L' attuale chiesa è costituita da un unico vano di pianta rettangolare,
      con copertura a doppia falda in cemento armato. Il tetto è retto da tre
      archi a tutto sesto in trachite rossa, poggianti su lesene dello stesso
      materiale, molto sporgenti dai muri. 
      L'aula non ha abside, due scalini la separano dal Presbiterio. L 'interno
      è illuminato da una sola apertura a forma di rosone, che orna la parete
      della facciata. 
      Dal libro storico della Parrocchia risulta che nel 1937 il tetto era
      coperto da  travature in
      legno, subì alcune riparazioni e furono costruiti i contrafforti di
      sostegno delle pareti. 
      Nel 1965, con il contributo di Lire tre milioni del Ministero dei Lavori
      Pubblici e con le offerte generose dei fedeli, si è provveduto a rifare
      la volta in calcestruzzo, fu smantellato (oggi diciamo: purtroppo) il
      vecchio pavimento fatto in trachite rossa e sostituito con piastrelle a
      mosaico. E' stato completamente rinnovato il presbiterio. Tolto il Retablo
      ligneo che nascondeva la bellissima nicchia in trachite e che certamente
      era stato aggiunto posteriormente, magari proveniente da altra chiesa. 
      Si è provveduto ad un nuovo altare "coram Populo", in trachite
      rossa opera di uno scalpellino di Bidoni.  
      Nuovo impulso alla devozione a Santa Maria ne è venuto dall' acquisto nel
      1947 della statua di Maria Bambina con la spesa di lire 23.000, somma
      raccolta dal Comitato degli obrieri presieduto dal giovane Giovanni
      Antonio Bellu. La statua fu scolpita dalla Ditta STUFLESSER di Ortisei. La
      mattina del 12 Settembre la nuova statua fu portata in processione alla
      chiesa campestre e la sera del 14 riportata in 
      paese, "in mezzo al giubilo di tutta la popolazione festante e
      alle salve di una cinquantina di fucilieri". 
      Nel periodo in cui era parroco don Niola fu provveduto alla ricostruzione
      del muristene del Procuratore dietro la chiesa, fatti i due bagni e
      restaurati i quattro muristenes della chiesa. 
      Il parroco don Tonino, dallo stesso scalpellino Licheri da Bidoni, ha
      fatto eseguire nel 1989 la colonna ofitica, che fa da base al tabernacolo.
      Quest'ultimo e la base in trachite su cui poggia la Madonna, furono
      eseguiti e regalati da Mario Fancello di Sedilo nel 1991. Nello stesso
      anno è stata restaurata l'antica statua settecentesca di Santa Maria,
      spendendo dall' amministrazione della chiesa la somma di lire 4.000.000. 
      Per meglio valorizzare questo Santuario e le bellezze naturali dei
      dintorni, su proposta dello stesso parroco, fatta nel pellegrinaggio del
      31 Maggio 1993 è stata edificata  l’edicoletta
      nel bivio della strada, che si dirama da quella per Domusnovas, regalata
      dal Procuratore di quell'anno: Riccardo Deligia. 
      Nel 1997 furono edificate le cinque edicolette rappresentanti cinque
      misteri del Rosario, con i quadri in terracotta vetrificata, appositamente
      elaborati dallo scultore Stefano Cherchi originario di Aidomaggiore. Il
      lavoro murario fu offerto gratuitamente da molti muratori e operai di
      Aidomaggiore. 
      Inoltre la località di Santa Maria è stata valorizzata e abbellita dai
      lavori voluti dall' Amministrazione Comunale nel 1992. Fu rifatto
      completamente l'intonaco esterno della Chiesa, la pavimentazione del
      piazzale a selciato, la recinzione del medesimo con un' artistica
      ringhiera in ferro battuto. 
      C'è da dire che tutto lo spazio intorno è proprietà della chiesa, i più
      anziani ricordano gli stipiti dei portoni posti nei due punti di accesso. 
      Una lunga storia secolare, esiste da almeno 760 anni, racchiude il nostro
      santuario di Santa Maria delle Grazie. L 'incoronazione dell'antico
      simulacro, con le preziose corone, possa segnare una nuova tappa e un
      rinnovato stimolo perché i fedeli di Aidomaggiore aumentino e tramandino
      ai posteri la devozione e l' amore a Santa Maria. 
      La celebrazione annuale della novena e della festa diventi occasione di
      crescita religiosa e di unione e affratellamento fra quanti vi accorrono
      ancora numerosi.
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