Don Niola da me contattato l'/8/03/06 ha autorizzato la pubblicazione in questo CD di quanto da lui scritto su Aidomaggiore in data 30 dicembre 1980
sul  Giornale “LIBERTÁ”;  Sassari.

LE NOSTRE PARROCCHIE di G. A. Niola

Aidomaggiore è un paese che si trova sul declivio che unisce l'altopiano alla valle del lago Omodeo nel suo punto più largo.
E' in posizione amena, ricca di vegetazione costituita da sugherete, ulivi, piante di frutta con la prevalenza di agrumi, mandorli. E' notevole anche la superficie coltivata a vigneto.
L 'altitudine media è di 250 m.; dai 350 metri dell'altipiano nel suo punto più alto si scende a 90 metri del fondo valle.
La popolazione attualmente è di 695 abitanti. Per trovare una popolazione così ridotta di numero bisogna tornare indietro al 1581: una peste aveva ridotto gli abitanti a 708. La popolazione era sempre stabilizzata intorno ai 1.100 abitanti: i libri parrocchiali e i censimenti vari danno questi abitanti: 1848, 1080 abitanti; 1951, 1002 abitanti. Successivamente nel 1961 erano 910, nel 1971 734 abitanti: in pratica nel giro di 30 anni Aidomaggiore è diminuita di un terzo della popolazione e questa tendenza non accenna a cessare perché il numero delle nascite è statisticamente irrilevante.
Ha un territorio di 4.133 ettari. I suoi confini toccano Norbello, Domusnovas Canales, Ghilarza, Soddi, Sedilo, Dualchi, Borore e Santulussurgiu.
L'economia prevalente è quella agro-pastorale con un carico di bestiame di circa 6.000 ovini e di un migliaio di bovini. Gli addetti all'allevamento del bestiame sono 106, alle attività agricole 50, 30 persone sono occupate nell'industria, 40 nelle attività terziarie. I pensionati sono 240.
Nelle attività agro-pastorali sono ancora in vigore alcune consuetudini per l'uso comunitario della terra: i così detti ademprivili.
Il territorio di Aidomaggiore è un paradiso per l'archeologo che può trovare dei reperti importantissimi per ogni epoca storica: ad iniziare dal periodo neoeneolitico con i suo betili o lari, domus de janas.
L 'epoca nuragica è testimoniata dalla presenza di ben 25 tombe di giganti, 2 villaggi nuragici con pozzi, fonti, ecc., 78 nuraghi alcuni nelle forme più arcaiche i cosiddetti nuraghi a corridoio.
Il paese è dominato da questi monumenti megalitici che, considerata la loro ubicazione, il loro numero, la vicinanza tra di essi, rendono plausibili tutte le spiegazioni che. gli studiosi hanno voluto dare sul loro uso: templi, fortezze, abitazioni. E' chiaro che la vita attorno ai nuraghi è continuata nell'epoca punica e romana, anzi i romani si sono serviti dei nuraghi e fortificazioni nuragiche come opere di difesa. Pare addirittura che qualche nuraghe sia stato costruito proprio al tempo dei romani: Nuraghe Tosingalu?
Le testimonianze dell'epoca punica e romana arcaica dal IV secolo a.C. sono date da numerosissime monete ed urne ad incenerimento ricavate nel basalto, denominate «laccheddos »,che si riscontrano nei pressi dei nuraghi. In tutta questa zona non si contano i ritrovamenti di anfore, lucerne, lacrimatoi, ampolle , ed alcuni depositi di monete di varie epoche, fino al tempo dei Bizantini. Tutto questo indica una zona intensamente popolata.
I documenti scritti sono tuttavia molto pochi: solo qualche scritta indecifrabile.
I riferimenti scritti su questo territorio risalgono al milleduecento con il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado.
Aidomaggiore viene indicato col nome di Aidu de Guilciber e con la stessa denominazione trovasi nel Trattato .di pace tra Eleonora d’Arborea e il re di Aragona, siglato in Abbasanta il 9 gennaio 1388 (cfr, Tola - Codex diplomaticus Sardiniae).
Questo paese non è invece comparso nella Ratio decimarum, ossia nell'elenco delle Chiese dell'Isola che versavano le decime al Collettore papale. La spiegazione di questo fatto è semplice; dice il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado che il vescovo Bernardo di Arborea nel 1214 aveva decretato che le decime dei luoghi nel cui territorio esisteva una Chiesa dipendente dal Monastero di San Zenone di Bonarcado, dovevano essere versate a detto Monastero. Nel territorio di Aidu vi era la Chiesa di Santa Maria de S'Orrachesos dipendente dal suddetto Monastero.
Ai tempi di Eleonora la Giudicessa il territorio di Aidu formava la testa di ponte del Giudicato d'Arborea con quello di Torres e ancor oggi quell'estremo territorio viene chiamato Monte d'Arboree.
Nelle lotte di successione dopo la morte di Eleonora e del figlio Mariano, questo territorio venne occupato in nome di Alfonso V dal neo eletto Marchese di Oristano Leonardo Cubello che aveva rinunziato al titolo giudicale il 29 marzo 1410.
Questa occupazione non fu pacifica perché il legittimo successore dei Giudici Guglielmo di Narbona mosse in armi contro il Marchese di Oristano e scendendo dal Logudoro riconquistò l'Ocier e prosegui verso Oristano.
Si raggiunse un accordo tra le parti nel 1426 quando l'Ocier reale venne ceduto a Giovanni de Sena. Successivamente l'erede Antonio de Sena lo vendette al Marchese di Oristano don Antonio Cubello. Purtroppo era il tempo nel quale si cedevano o vendevano i paesi come se fossero dei campicelli, e si sfruttavano al massimo. Le popolazioni erano angariate dalle portadie e dai vari donativi che dovevano essere pagati. Il donativo regio durò fino al 1800.
I disagi delle popolazioni erano in parte alleviate dall'interessamento della Chiesa che attraverso le Confraternite creava una possibilità di sopravvivenza, più agevole. Sorsero così nel XVI e il XVII secolo le tre confraternite ancora esistenti: Santa Croce, il Rosario, il Santissimo. L'arcivescovo di Oristano si preoccupava dei Monti nummari e di quelli granatici che durarono fino ai primi decenni di questo secolo. Ancora oggi esiste via Monte Soccorso e la casa de su Monte.
La parrocchia è dedicata a S.Maria de Palmas o ad Palmas. La chiesa parrocchiale venne completamente riattata nel 1867 su quella preesistente più piccola.
Il campanile è stato costruito nel 1911.
Altra chiesa è quella di San Gavino che nel suo primo impianto risale al 1400: di pregevole possiede un Cristo ligneo dell'epoca.
Delle chiese campestri la più antica è quella di Santa Maria edificata nel 1221  da un certo: « Donnu Petru Murtinu »  e donata a S, Maria di Bonarcado.
La chiesa di Santa Barbara pare fosse chiesa parrocchiale di un villaggio distrutto chiamato Ruinas della diocesi di Santa Giusta riportato nella Ratio decimarum per il 1342, da non confondere con l'Orruinas della diocesi di Arborea.
La chiesa di Santa Greca, ora in rovina, venne edificata nel 1798 e benedetta il 26 aprile 1800.
La chiesa di San Pietro, ai confini con Domusnovas Canales venne officiata fino agli anni intorno al 1840. Poi venne interdetta per le risse e i disordini che succedevano con i Domusnovesi in occasione della festa.
Una caratteristica delle abitazioni civili è stata l'ornamentazione dei portali d'ingresso e delle finestre delle camere buone con conci in stile aragonese con al centro sempre il monogramma di Cristo diffuso da San Bernardino da Siena,
Personaggi benemeriti del paese sono stati il cav. Bachisio Pitzalis che con il suo testamento del 20-12-1863 legò parte dei suoi beni al Seminario per la costituzione di alcune borse di studio, il Notaio Giuseppe Sotgiu che fece costruire l’artistica fontana e lavatoio di Corte Josso e Luigi Sanna che con le sue rendite rese possibile la costruzione della strada carrozzabile che all’inizio di questo secolo, tolse dall’isolamento il paese.

INIZIO PAGINA