USANZE CHE SCOMPAIONO
Fino alla prima metà del Novecento, esistevano in
Aidomaggiore certe usanze di remote origini, che meritano di
essere ricordate.
Il giorno di Ognissanti, al calar della sera, con la bisaccia
sulla spalla e in mano un bronzetto recante scolpite due
figurine che simboleggiavano le anime del Purgatorio, (Sas
Animas) il sagrestano, accompagnato da un ragazzo sui 12-14
anni, usciva per fare il giro del paese; bussava a quasi tutte
le porte, escluse quelle delle famiglie più povere.
Veniva accolto cordialmente, gli sì offriva da bere e, come
valeva la tradizione, a secondo delle famiglie, gli si donava
un pane, assai speciale, che si preparava per le grandi
ricorrenze, (Simbula) un pò di pasta cruda, delle uova e tre
o quattro «Papassinos», dolce tradizionale di Aidomaggiore;
'Oppure, al posto della pasta cruda, offrivano un bel piatto
di pasta già cotta e ben condita, che tenevano coperta,
pronta per essere svuotata dentro ad una conca in terracotta
(Su Tianu) che il ragazzo teneva appositamente sul capo.
Verso la mezzanotte, finito il giro del paese, venivano
chiamati i ragazzi che, dall'inizio della sera, suonavano le
campane per commemorare i defunti. Can la pasta già pronta
che avevano appena ricevuto nel fare il giro del paese, si
offriva l'oro la cena e l'indomani, la restante, veniva
distribuita alle famiglie bisognose, prima delle quali le
famiglie dei ragazzi collaboratori, mentre il rimanente veniva
sistemato fra sagrestano e parroco.
Questa usanza del regalare si estendeva anche alle famiglie più
povere: il giorno di Ognissanti, da una o più famiglie
benestanti, di mattina veniva portato loro in casa, circa un
chilo di pasta cruda e mezza forma di formaggio: l'essenziale
per la tradizione; ci potevano essere però diversi «Papassinos»
ed un pane...
La notte di Natale, di Capodanno e di S. Antonio, gruppi di
ragazzi sui 13-17 anni, uscivano facendo il giro del paese per
cantare «s'Amorada», cioè l'innamorata.
Invero lo scopo non era tanto di cantare per l'innamorata,
quanto di bere vino a soddisfazione, dato che a quei tempi non
era così facile come lo potrebbe essere oggi, il poter bere a
piacimento.
Appena che uno dei ragazzi finiva di cantare alla porta che si
prendeva di mira, gli altri, ad alta voce chiedevano se era
permesso entrare. Quasi sempre la richiesta veniva accolta con
generosa ospitalità, avendo ogni famiglia una certa
disposizione d'animo per queste solenni ricorrenze, allora
molto più sentite che non lo siano attualmente.
Finalmente seduti in un largo cerchio attorno al fuoco, i
giovani, uno alla volta incominciavano a cantare senza
accompagnamento, dando così un saggio della propria bravura.
Passata una buona mezzora, dopo aver bevuto abbastanza,
uscivano per riproporre in altre case lo stesso ritornello. |